Quante volte è successo nella storia dell’umanità di trovarsi sospesi nel proprio agire, messi in pausa, in stand by? Oggi siamo messi di fronte agli ennesimi DPCM con le solite restrizioni di libertà e democrazia. Un’altra volta l’incubo del Lockdown totale, dell’essere sospesi “in attesa di…”. Ma c’è una novità nel linguaggio mainstream: “coprifuoco”. In questi mesi passati ci siamo abituati a tutto: guanti, mascherine, saponi e gel da viaggio, sanificazioni e poi “io resto a casa”, “andrà tutto bene” e ancora ansia, paura, panico, rabbia e chi più ne ha e più ne metta perché chi dice una cosa e chi il suo esatto contrario! Ci siamo abituati a farci dividere in categorie: “negazionisti, complottasti e terrapiattisti” e “collaborazionisti, covidioti e mainstream”, abbiamo rinunciato alla socialità, ai sorrisi, agli abbracci e ai baci, ma anche a non andare al cinema, nei teatri e a fare o ascoltare musica dal vivo, a ballare! E ora si aggiunge il “coprifuoco”! Già perché forse, vista la bufala della “potenza di fuoco” e della “Europa finalmente unita e solidale” che ci ha fatto sentire soli e senza risorse, ci vuole ben altro per spaventare la gente: “il coprifuoco”! Questa parola in cinquanta anni di vita l’ho sentita soltanto nei film di guerra! Ma siamo in guerra? E poi perché “distanza sociale” quando si traduce in: “state a distanza di un metro”? Non sarebbe più corretto, coerente e meno angosciante dire: “distanza fisica”? Ciò che deve essere distanziato è il corpo e non la socialità e la socializzazione. Il linguaggio di questi mesi, compresa la parola impropria “pandemia”, è un linguaggio paranoico, fobico, angosciante, terroristico e per di più ripetuto ossessivamente tutti i giorni a tutte le ore del giorno a reti unificate. Si chiama: “lavaggio del cervello”. Ma i signori dell’informazione e altri sono troppo fiduciosi di riuscire a spaventare l’umanità a tal punto da ridurla a fare soltanto casa-lavoro e lavoro-casa. Se ci pensate bene per molti non è neanche più così, visto che sono stati costretti a lavorare da casa e quindi fanno casa-casa. Fino a quando questo scenario sarà ancora sopportabile dalla popolazione? Ma soprattutto serve a qualcosa? E quali sono le conseguenze di queste misure a lungo termine sulla vita dei singoli e della collettività? Perché non si assiste mai a un serio dibattito sul problema ma si sente solo una campana, tra l’altro sempre apocalittica, e il suo ritorno negazionista? Siamo tanti, milioni, molto ben preparati in tutti i campi del sapere scientifico, economico, sociale, tecnologico, ecc. gli italiani si sono sempre distinti nella storia in competenza, qualità e creatività. Perché si sentono solo disposizioni e racconti che piovono dall’alto e dall’estero e il popolo, le persone e la nazione non vengono mai interpellati? Perché altri paesi, come quelli del nord Europa, la Russia e il Giappone hanno agito in modo diametralmente opposto all’Italia e stanno meglio di noi? Esiste una profilassi da poter seguire ed esistono oggi delle cure? Cosa significano veramente quei numeri che vengono sparati tutti i giorni nei vari bollettini? Sono domande lecite e scomode o sono domande folli da terrapiattisti?

continua…

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