Ventisei esuberi nella ex gallina dalle uova d’oro del traffico crocieristico.
Ignorati cassa integrazione e altre possibili soluzioni ponte. Infuria la polemica politica.
Anni di incasso, quasi di strapotere. Poi arriva il Covid e la soluzione è piuttosto spiccia: 26 lavoratori a casa. Anche per questo ha fatto rumore la decisione di comunicare alle organizzazioni sindacali i 26 esuberi, giunta subito dopo la fine delle festività, da parte di Port Mobility. Una situazione gravissima, visto che ha innescato un meccanismo che entro poche settimane potrebbe portare, come pare drammaticamente probabile, al licenziamento.
La vicenda inevitabilmente farà discutere.
Il Partito Democratico è intervenuto con un comunicato un po’ cerchiobottista, come se il porto non fosse cosa sua ormai da un decennio, altrettanto ha fatto la maggioranza, quest’ultima però col dente decisamente più avvelenato. Tanto da ricordare che il Comune “ha sempre operato con il fine ultimo di salvaguardare il lavoro delle sue partecipate, tagliando e frenando spese superflue così da non dover sacrificare i lavoratori” e poi scrivere che si aspetta “da parte delle sigle sindacali e dalla stampa locale particolare attenzione a questa vertenza così importante e ingiustificata”.
Un messaggio che, qualora non dovesse essere chiaro, va tradotto così: Csp dà pane anche a coordinatori e dirigenti di partito
dell’opposizione, che mantengono il loro stipendio nonostante la loro carriera non brilli per risultati raggiunti (tra un fallimento societario e l’altro). Possibile che la gallina dalle uova d’oro Port Mobility, pur avendo perso lo status di “partecipata”, dopo aver fatto milioni di euro al primo soffio di vento cacci via quasi trenta persone (tra cui, per puro caso, due consiglieri di maggioranza?). Il pasticciaccio è brutto. Ma mi sa che ne vedremo delle belle…