Facciamo le pulci al gruppo M5S: numeri alla mano, a governare è una stretta minoranza.
I consiglieri comunali di maggioranza superstiti rappresentano meno di duemila persone.
Eletti, cittadini portavoce: perché a chiamarsi consiglieri comunali, nell’universo a 5 stelle, sono timidi. Un motivo della stranezza potrebbe essere facilmente individuato: la mancanza quasi cronica di un aspetto che, per questa figura, conta abbastanza. I voti. Nel 2014, l’esito della partita per le amministrative portò Antonio Cozzolino al Pincio con un percorso
tortuoso, con dato di partenza il 18,4%, non esattamente un plebiscito.
Anche i suoi scudieri, d’altronde, non sono stati collettori di consensi oceanici, a parte poche ma significative eccezioni.
Ecco allora l’ex capogruppo Elena D’Ambrosio e l’attuale assessore Daniela Lucernoni oltre i 300 voti, e l’ex presidente
Alessandra Riccetti e Claudio Barbani oltre i 200. E poi? Poi il tasso di rappresentatività scende, arrivando in alcuni casi a poche
decine di voti, espressione praticamente di due o tre famiglie.
Tanto per fare di conto, l’attuale capogruppo Francesco Fortunato vanta 120 consensi personali, contro i 102 del suo predecessore Emanuele La Rosa.
Le assenti del momento, Fabrizia Trapanesi e Raffaella Bagnano, sono in Consiglio su mandato, rispettivamente, di 166 e 102
voti. Tra gli altri scudieri storici dei pentastellati troviamo Rolando La Rosa (86), Dario Menditto (150), Fulvio Floccari (181),
il già citato Claudio Barbani (260), Marco Pucci (157), Fabrizio Righetti (110), Daniele Brizi (179). Si ricorda che, sindaco a parte,
alla maggioranza attualmente a 13 voti (il minimo) va aggiunta la D’Ambrosio (316). Il totale? Gli attuali consiglieri portano, per
utilizzare il loro stesso registro lessicale, 1929 “voci” all’aula Pucci.
Che poi, sarebbe assai interessante indagare ulteriormente su quali parole oggi proferiscano queste stesse voci nei confronti di chi li rappresenta. Ma di questo, forse, parleremo in una delle prossime puntate…