Aperta la fase che porterà alla sostituzione del presidente di Majo, dato verso altro incarico. Vertici Authority da rinnovare, intanto dall’Asia spunta un dossier che accosta lo scalo alla criminalità.
Pare proprio che sia il suo, il nome favorito per il “Tirreno centrosettentrionale” nel gran ballo delle autorità di sistema portuale. Stefano Corsini vorrebbe tornare nel Lazio e potrebbe aprirsi la porta dello scalo di Civitavecchia, dove Francesco Maria di Majo libererebbe la casella per approdare ad «altro prestigioso incarico», spiega una fonte politica, «che però si sta ancora cercando».
Attenzione però all’energia con la quale il leader della Compagnia Portuale Cpc, Enrico Luciani, ha avuto modo di autocandidarsi, ma in pole è dato Pino Musolino, attuale numero uno di Venezia, mentre si inserisce nella corsa anche Jacopo Signorile, figlio dell’ex ministro socialista Claudio.
Quanto meno a livello di gossip, tra una smentita e l’altra… Ma sul porto si stagliando ombre inquietanti, cinesi, certo, ma anche con legami da vedere in tema di criminalità. Chi le ha sollevate? Il giornale Il Foglio del direttore Claudio Cerasa, che ha pubblicato un reportage sull’analisi di un mastodontico database ottenuto insieme ad altre testate internazionali come Telegraph, Sunday Times, Indian Express, Globe and Mail e Australian Financial Review.
Ebbene, secondo tale database la Okidb (Oversea Key Information DataBase) raccoglie informazioni pubbliche disponibili online, nei social network, blog, articoli.
Nella sezione “Italia” esistono tre categorie. La prima riguarda parlamentari, membri delle istituzioni, commissioni, consiglieri regionali, sindaci. Ma anche persone legate all’industria strategica, nonché vescovi e prelati. Ci sono poi Autorità portuali con un cospicuo numero di nomi di persone che lavorano per i porti di Trieste, Genova fino appunto a Civitavecchia.
La seconda parte del database, scrive Il Foglio, «è tra le più anomale», con «1.012 nomi di persone che hanno a che fare con l’influenza e gli obiettivi della Cina. Esiste, come prevedibile, tutta la famiglia Berlusconi fino all’ultimo dei nipoti. La famiglia Renzi. La famiglia Merloni e Ferrero. Padri, madri, compagni e compagne di leader di partiti politici. Fratelli imprenditori di parlamentari».
Ma la terza parte è la più singolare, perché contiene 2.732 nomi di indagati e condannati, «in prevalenza membri della criminalità organizzata. Per ogni individuo sono indicate le parole chiave: estorsione, traffico di esseri umani, riciclaggio, traffico di droga, frode, ed è stilato un profilo con foto, numero identificativo, una descrizione degli “ambiti d’interesse” e del background, delle persone collegate». Una serie di particolari che andrebbero passati in controluce, magari attraverso una inchiesta, non solo parlamentare, come richiesto da alcuni partiti.