La lista dei primi 100 grandi debitori di Banca Monte dei Paschi di Siena, che era stata secretata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, è stata pubblicata da molti giornali nazionali ha visto nelle posizioni centrali due realtà civitavecchiesi. La prima l’Interporto di Roma con quasi 32 milioni di euro (e l’asta non è stata conclusa con la perdita di una caparra da un milione) e, per l’appunto, la Privilege Yard per quasi 30 milioni.
Adesso la vicenda in città si è leggermente affievolita e forse la Procura dovrebbe prendere in mano la situazione con più fermezza visto che, ad esempio, in 4 hanno chiesto il rito abbreviato, per altri 27 il pm di Arezzo vuole comunque il giudizio per un’altra bancarotta, quella di Banca Etruria che vede fresco indagato il papà della Boschi.
Il giudice dell’udienza preliminare deciderà non prima di febbraio, dopo aver ascoltato le difese di quanti, tra ex vertici, amministratori e sindaci revisori, sono coinvolti nell’inchiesta per il crac di Banca Etruria. Oltre duemila i risparmiatori già ammessi come parti civili. Quattro filoni di indagini sul fallimento di Etruria: bancarotta, bancarotta bis, liquidazione all’ex dg Luca Bronchi e responsabilità dei sindaci revisori. Proprio Bronchi, insieme all’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, all’ex vicepresidente Alfredo Berni e l’ex consigliere Rossano Soldini, ha chiesto il rito abbreviato. I primi tre sono accusati di bancarotta fraudolenta, Soldini di bancarotta semplice.
Per gli altri 27 imputati, tra cui un altro ex presidente della banca, Lorenzo Rosi, il pm Andrea Claudiani ha chiesto il rinvio a giudizio a vario titolo per bancarotta fraudolenta o semplice.
Tra le contestazioni fatte dal pm Claudiani, in rappresentanza del procuratore capo Roberto Rossi che guida il pool di magistrati che ha indagato sul crac, prestiti e finanziamenti mai rientrati tra i quali quello relativo al cosiddetto yacht Etruria della Privilege Yard: mai finito giace al porto di Civitavecchia.
Ecco che entra in ballo nuovamente Mario La Via e la Barclays Bank. Già perché, con tutta probabilità Mario La Via, poco ascoltato a Civitavecchia, avrebbe molto da dire ancora carte alla mano.
Carte che finiranno anche nel processo di Arezzo che dovrà valutare la versione di La Via su come questi corposi finanziamenti siano giunti a Civitavecchia e attraverso quali garanzie.
Due due procure e due tribunali che parleranno, di fatto, dello stesso argomento ma dove quella di Civitavecchia potrebbe essere formidabile nella ricerca di una verità che, inspiegabilmente, sembra che nessuno cerchi.
Poi c’è il fallimento Privilege Yard. Lo scafo venduto a 13 milioni di euro e il cantiere già messo all’asta per molto meno che non permetterà a nessuno dei creditori veri, cioè imprese e lavoratori, di rientrare dei loro soldi.
Chi ha guadagnato e tanto da questo fallimento, al momento, è di certo la dottoressa De Rosa, curatrice fallimentare che tra una cosa e l’altra si è portata a casa un bel milioncino di euro, poco meno o poco più.
Dunque Mario La Via crocevia di molte verità che si incrociano tra Lazio e Toscana ma, a quanto pare, la Procura di Civitavecchia sembra volersi accontentare della “fotografia” fatta da altri.
(Fonte: www.etrurianews.it)