Progetto di Educazione alla Legalità “Oltre le barriere” all’ Istituto “Giuseppe Di Vittorio”
OLTRE LE BARRIERE. NELL’AMBITO DI UN PROGETTO DI EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’, GLI STUDENTI DELL’ISTITUTO SUPERIORE “GIUSEPPE DI VITTORIO” INCONTRANO I DETENUTI DEL CARCERE ROMANO “REGINA COELI”.
Roma: gli allievi dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” (Indirizzo AFM) incontrano i detenuti di “Regina Coeli”, nell’ambito di un Progetto dal nome evocativo e metaforico: “Oltre le barriere”. E’ il coronamento di un percorso educativo e didattico il cui filo conduttore è costituito dall’analisi di temi quali libertà e legalità, – hanno spiegato Anna Lisa Sorce e Patrizia Bernardini, Docenti coordinatrici dell’iniziativa – nell’ambito di un progetto più ampio in cui l’espressione “Oltre le barriere” intende porre l’attenzione sulla necessità di confrontarsi con un mondo, quello dei detenuti e del carcere, relegato ai margini della società, sottratto coattivamente all’attenzione e alla considerazione pubbliche. Per far ciò, occorre mettere da parte il pregiudizio, le sovrastrutture mentali – hanno aggiunto – e predisporsi all’apertura e al dialogo, nella convinzione che il limite che separa comportamenti legali e illegali, specie in età adolescenziale, sia alquanto sottile. Proprio per questo c’è bisogno di una riflessione comune, di una condivisione empatica dei diversi vissuti degli altri, seppur negativi e forieri di sofferenza.
L’incontro, che si è svolto il 5 maggio, giunge al termine di un percorso sulla legalità avviato dall’inizio dell’anno scolastico attraverso alcune tappe: dal confronto con Emergency e il suo fondatore Gino Strada nell’ottobre scorso (in cui sono stati affrontati soprattutto i temi dell’emigrazione e dei diritti umani) al dibattito, a novembre, sulla Costituzione e la legalità condotto dall’ex- magistrato Gherardo Colombo, fino alla performance teatrale di Claudio Bisio, il mese successivo, sul complicato rapporto tra genitori e figli.
E venerdì 5 maggio, diversi sono stati, da parte degli operatori del carcere, gli interventi cui hanno potuto assistere gli allievi dell’istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio”: dopo una prima introduzione storica della Direttrice dell’Istituto Penitenziario, è stata la volta della dalla psicologa, quindi del pedagogista clinico, della referente del Laboratorio di scrittura creativa e della responsabile dell’Area educativa e del ‘Laboratorio Pedagogico della Legalità’.
“Sia i ragazzi che i detenuti – ha spiegato la Prof.ssa Sorce – hanno poi dato voce alle emozioni, leggendo alcune poesie da loro scritte sul tema della pace, in occasione della presentazione della 2^ edizione del concorso “Magicamente poesia”, alla presenza di un’apposita giuria. In ogni caso, aldilà del comune impegno didattico che ha consentito di vincere l’imbarazzo iniziale e la normale titubanza, il fatto che sotto la volta della stessa stanza siano risuonate parole suggerite da un identico bisogno di essere riconosciuti ed accolti, ha avvicinato e coinvolto tutti i partecipanti, accorciando le distanze e suscitando un interesse più sentito l’uno per l’altro. Il laboratorio pedagogico sulla poesia, attraverso il riferimento a temi quali la legalità, la libertà, l’amore e gli affetti, il valore del dolore, – hanno aggiunto le due Docenti coordinatrici del Progetto – si è configurato dunque, inserito nel contesto del carcere, come il luogo ideale in cui certe esperienze di vita possono essere rivisitate, riadattate e riformulate in chiave interpretativa e quindi nuova. L’incontro con l’altro, poi, spinge ciascuno a rivedere il proprio punto di vista, adattandosi all’esperienza altrui, a riconsiderare le proprie posizioni, imponendo una riflessione veicolata dall’emozione attraverso la parola: il valore e l’importanza delle piccole cose, così come il vissuto dei legami affettivi, la portata umana e civile di parole come “libertà” e “responsabilità”, qui assumono un significato diverso, un’accezione più intima e particolare”.
“Rendersi conto del grande valore di cui possiamo disporre, quello di essere liberi, per farne buon uso significa dunque – ha concluso la Prof.ssa Sorce – reindirizzare la nostra vita, darle un senso diverso (che non è quello scontato di tutti i giorni), crescere con la consapevolezza che occorre preservare con cura, nel rispetto di sé e degli altri, le possibilità che ci sono date. Crediamo che un’esperienza come questa possa senz’altro costituire una tappa fondamentale di crescita e di arricchimento per tutti, la possibilità di abbattere quelle barriere mentali che spesso impediscono di considerare la persona come essere umano, di accettarne e di accoglierne le dimensioni specifiche dell’esistenza”.
Il Progetto, condotto già da alcuni anni dalle Docenti Anna Lisa Sorce e Patrizia Bernardini, si è avvalso stavolta anche della collaborazione della Responsabile dell’Area educativa del carcere di “Regina Coeli”, Prof.ssa Maria Falcone, che ha curato l’organizzazione della giornata, coordinandone tutte le fasi e le diverse attività.