RECOVERY PLAN, IL GAS ESCE DALLA PORTA E RIENTRA DALLA FINESTRA

Ci risiamo, poco prima che Renzi aprisse la crisi, il Governo ha avuto il tempo di confermare nell’ultima bozza del Recovery plan, che i progetti delle nuove centrali a gas non sono in discussione.

Infatti, nell’ultimo testo presentato dal Governo pare proprio che il gas sia uscito dalla porta e rientrato dalla finestra nel tentativo, per la verità piuttosto maldestro, di sdoganare quello che a chiacchiere si dice di voler superare.

Nella bozza non c’è più traccia dei progetti legati all’idrogeno blu (leggasi Carbon Capture and Storage) e questo ad una prima lettura è sicuramente un fatto positivo. Peccato però che quando si comincia a parlare di idrogeno verde lo si fa anche e soprattutto mettendolo in esplicita relazione alle nuove centrali a gas. L’utilizzo del vettore verde dovrebbe quindi, almeno secondo questi piani, alimentare bruciatori in grado di utilizzare idrogeno al posto del gas fino al 70% e di diminuire così del 40% l’emissione della Co2.

Questo significa che, anche questa volta, al di là dei proclami, non c’è nessuna volontà politica di eliminare il gas dai piani nazionali dedicati alla riconversione energetica.

Ancora una volta quindi ci tocca fare chiarezza.

Ai finti ambientalisti e ai diversamente furbi che hanno scritto questa nuova bozza ricordiamo, per l’ennesima volta, che il metano è un gas climalterante e non solo perché produce Co2 durante la combustione, ma anche e soprattutto per via delle inevitabili dispersioni in atmosfera che si verificano al momento dell’estrazione, del trasporto e del suo stoccaggio. Quanto basta cioè per un incremento dannosissimo dell’effetto serra. Ricordiamo poi che il potere climalterante del metano è, nel medio periodo, circa 80 volte superiore rispetto a quello della CO2.

La volontà politica che si è espressa in questi mesi, al pari degli interessi delle multinazionali del fossile, appare perciò ancora una volta chiarissima: il gas non si tocca! Le nuove centrali turbogas, comprese quelle che dovrebbero sorgere a Civitavecchia, non sono in discussione.

In tutto questo ci sembra che il percorso della finta transizione italiana sia piuttosto lineare, che a livello nazionale raccolga consensi trasversali e che questa inopportuna crisi di Governo potrebbe addirittura velocizzarne il compimento. È per questo che comitati e movimenti devono continuare a fare pressione sulle istituzioni e sui rappresentanti del territorio senza illudersi che documenti come questo possano in qualche modo essere utili a costruire un futuro finalmente libero all’egemonia dei combustibili fossili e dall’inquinamento.

Collettivo No al Fossile – Civitavecchia