Il cantiere riapre dopo più di due anni di stop. La prima pietra nel 2013: strada ancora lunga. La comunità è viva ed unita: tante le attività promosse dal gruppo guidato da don Federico Boccacci
CIVITAVECCHIA – “Sono ripresi finalmente i lavori per il completamento della nuova chiesa”. L’annuncio lo ha dato con entusiasmo il parroco di San Liborio, don Federico Boccacci, attraverso i social network. Una notizia attesa dai tantissimi parrocchiani e dai residenti dell’intero quartiere che vedono nella comunità parrocchiale un importante centro di aggregazione, anche al di là dell’aspetto religioso. Una casa accogliente, un punto di riferimento, una realtà vicina soprattutto ai giovani che, proprio a San Liborio, non hanno a disposizione molte alternative. Ad inizio anno era stato il vescovo, monsignor Luigi Marrucci, a dare la notizia: “La nuova chiesa sarà pronta il prossimo anno” aveva detto nel corso della visita pastorale svolta dal 12 al 16 gennaio scorso presso la parrocchia dei Santi Liborio e Vincenzo Strambi. “Abbiamo tutte le risorse necessarie per completare i lavori – aveva aggiunto – oltre ai fondi della Cei, sono disponibili anche quelli della Diocesi”.
La prima pietra è stata posta nel 2013, sei anni fa. Da allora il percorso non è stato semplice, ma né il parroco don Federico né tantomeno i parrocchiani hanno mai perso la speranza. Dopo oltre due anni di stop due di stop dei lavori dovuti a problemi burocratici legati soprattutto all’erogazione dei fondi, il cantiere si è rimesso in moto. Gran parte della struttura è già stato realizzato, ma la strada è ancora lunga. Mancano tutti i rivestimenti, interni ed esterni, gli impianti e poi gli arredi. Il progetto, oltre alla chiesa, prevede anche la realizzazione del complesso parrocchiale che conterrà, tra l’altro, le aule del catechismo e un salone più grande per le feste e gli incontri: l’obiettivo principale è infatti quello di fare della nuova struttura un punto di riferimento anche per la vita sociale del quartiere.
D’altronde, ancora oggi, la comunità – viva, unita e attiva – si riunisce e svolge le proprie attività all’interno del container che da anni è chiesa e centro aggregativo. “Nonostante la fatica e l’esiguità degli spazi – ha infatti concluso don Federico – non ci arrediamo: le attività che svolgiamo sono infatti molteplici. Attività a servizio della comunità, dei ragazzi, dei bambini: ci siamo, siamo presenti”.