Scoliosi: la diagnosi e il trattamento
Con il termine scoliosi si definisce una deformità del rachide, che si manifesta con una deviazione laterale sul piano frontale e rotazione dei corpi vertebrali, ai quali si può associare una modificazione delle curvature fisiologiche (lordosi e cifosi). Quando si osserva una deviazione della colonna, in assenza di rotazione dei corpi vertebrali, si parlerà di atteggiamento scoliotico.
Le cause scatenanti la deformità possono essere molteplici, in base a queste le scoliosi si dividono in:
- Idiopatiche, ovvero quelle la cui causa scatenante è sconosciuta, e rappresentano la maggior parte dei casi clinici.
- Congenite, ovvero le scoliosi presenti fin dalla nascita.
- Acquisite, che in base alla causa scatenante possono essere neuromuscolari, post-traumatiche, infettive, da malattia neoplastica, da eterometria degli arti inferiori, ecc.
I sintomi della scoliosi variano da individuo a individuo, tuttavia tra i più comuni ci sono:
- Spalle ad altezza differente (una scapola più prominente dell’altra)
- Testa in posizione non direttamente centrale rispetto al bacino
- Disallineamento della linea bicresto iliaca
- Coste ad altezze differenti
- Inclinazione di tutto il corpo verso un lato
- Differente altezza del seno nelle donne
La Diagnosi
Da un punto di vista diagnostico è fondamentale valutare se si è alle prese con un paziente affetto da scoliosi strutturale o da semplice atteggiamento scoliotico.
Il paziente con sospetta scoliosi, generalmente viene esaminato in tre posizioni: in stazione eretta, con busto in flessione anteriore, adagiato su un lettino in posizione supina e prona.
Osservando il soggetto in stazione eretta si può notare la diversa altezza del livello orizzontale delle spalle e dei fianchi, l’asimmetria dei triangoli della taglia, la presenza di eventuali deformazioni a carico del torace o del bacino; e inoltre la sede della curva, il suo verso, la presenza o meno di curve di compenso. Le scapole possono essere alte o alate per la spinta ricevuta posteriormente dal gibbo costale.
Esaminando il paziente con il busto flesso in avanti, è possibile valutare l’incurvamento dei processi spinosi e soprattutto l’entità del gibbo costale.
Osservando il paziente adagiato su un lettino in posizione supina è possibile misurare la lunghezza degli arti inferiori, in posizione prona sì valuta la conformazione globale del rachide ed il trofismo della muscolatura paravertebrale.
E’ quindi importante valutare l’elasticità o grado di correggibilità della curva scoliotica, trazionando il paziente per il capo e facendogli compiere movimenti di lateralità del tronco.
L’esame radiografico è indispensabile: esso consente di misurare l’entità della curva scoliotica e la componente di rotazione-torsione dei corpi vertebrali, e le eventuali eterometrie a carico del bacino.
Le radiografie standard in ortostatismo del rachide (Antero-Posteriore e Latero-Laterale) sono la base di partenza per una valutazione.
Il test di Risser, infine, che valuta il grado di ossificazione della cresta iliaca per stabilire l’età ossea (che non sempre coincide con quella cronologica) del paziente, è indispensabile se si è alle prese con una scoliosi dell’età evolutiva.
Il Trattamento
Per il trattamento della scoliosi si può procedere per via conservativa o chirurgica, a seconda della gravità della stessa e della sua riducibilità.
Il trattamento conservativo:
Prevede l’applicazione di corsetti ortopedici di vario tipo, uniti ad esercizi fisiochinesioterapici, con lo scopo di arrestare l’evolutività della curva, correggere per quanto possibile le deformità ed infine aumentare il trofismo della muscolatura. In quei casi in cui sia presente un eterometria di bacino, è previsto anche l’utilizzo di un ortesi plantare che tende a compensare tale dislivello e a ricreare un equilibrio di carico tra i due emilati.
Si procede all’intervento chirurgico solitamente, nei casi di insuccesso del trattamento conservativo, oppure in tutti quei casi clinici in cui la curva si presenta notevolmente rigida e grave. L’intervento correttivo consiste nella riduzione della deformità della colonna con 2 barre opportunamente sagomate, derotando e rettilinizzando la curva scoliotica grazie all’azione sulle singole vertebre. La correzione così ottenuta viene stabilizzata attraverso una fusione ossea delle vertebre interessate, detta artrodesi. La buona riuscita dell’intervento è determinata anche dal percorso riabilitativo ed ortesico applicati dopo l’intervento.