I Serial Killer: La Duchessa di Bracciano e la Camera Rossa (Rubrica a cura del Dr Remo Fontana, Criminologo)
(Prima Parte)
La coniazione della definizione “serial Killer”, così come ho accennato nel mio precedente intervento su questa stessa rivista, fu utilizzata per la prima volta negli anni ‘70 del ‘900 negli Stati Uniti d’America dall’L’F.B.I. a seguito di alcuni studi condotti in particolare da Ressler. L’assassino seriale, veniva così definito per la prima volta, come un individuo che ha ucciso in almeno tre occasioni, (attualmente se ne considerano almeno due), con delle pause più o meno lunghe nel tempo, tra un’uccisione e l’altra, definite di “raffreddamento”.
Non nego che l’esistenza o meno, di criminali seriali già da prima di questa determinazione, sin dall’inizio del mio interessamento a questo genere di crimini, abbia sempre stuzzicato la mia curiosità ed i miei interessi.
Tant’è che tramite varie ricerche, sono riuscito ad individuare la presenza di questo genere di delitti, anche in epoche molto remote. Basti pensare alla facilità di poter uccidere che poteva avere un qualunque aristocratico, o meglio ancora un regnante e per motivazioni diverse, già dai tempi dell’antica Roma e anche molto prima, rimanendo poi assolutamente impunito, se non il solo rischiare in taluni casi, di cadere vittima di qualche vendetta trasversale.
Il “Leviatano”, un libricino del 1651, scritto da Thomas Hobbes, che trattava della legittimità e forma dello stato, ne è l’ulteriore conferma. Sulla sua copertina, era riprodotto un gigante, con il corpo composto da una miriade di omuncoli e che teneva in una mano una spada, quale simbolo del potere temporale, mentre nell’altra il pastorale, simbolo di quello religioso. Secondo l’autore, i due poteri viaggiano su un unico binario e non sarebbero separati.
Nella Francia del Re Sole, ad esempio, si può ritrovare la politica della monarchia dell’assolutismo teorizzata da Hobbes, in cui il sovrano, al di sopra di tutti e tutto, incarnava il popolo, la legge ed al contempo il sacro.
Questo, solo per confermare il concetto di ciò che ho asserito in merito al potere e all’impunibilità di un criminale cui facevo riferimento poc’anzi, che pur macchiandosi di decine se non di centinaia di orrende uccisioni, rimaneva tuttavia tranquillamente al suo posto, mantenendo il suo ruolo. Parafilie e pulsioni varie, a volte da considerare veri e propri capricci di onnipotenza, erano le connotazioni che distinguevano questi individui, in un vero e proprio gioco di morte nei confronti dei più deboli.
Proprio per ciò che ho appena scritto, che in questa sede andremo indietro nel tempo di qualche secolo ed esattamente al 1542, anno in cui, viene attribuita la nascita di Isabella De’ Medici, figlia terzogenita di Cosimo I Granduca di Toscana ed Eleonora di Toledo. Ho voluto iniziare da Isabella, come vedremo tra poco, perché è parte della storia di un vicino paese del nostro comprensorio e pur essendo di sesso femminile, autrice di una lunga sequenza di omicidi seriali.