Le saline di Tarquinia ospitano un habitat salmastro unico con una estensione di ben 170 ettari di cui 100 di ambiente acquatico caratterizzato da alta salinità che ha contribuito alla nascita di un ecosistema particolarissimo. L’intero impianto, dismesso da decenni, ed il borgo ottocentesco adiacente sono una testimonianza unica sul litorale tirrenico di un metodo storico di estrazione del sale dall’acqua marina.
“L’intera salina ed il borgo sono un patrimonio storico – architettonico e naturale prezioso”, spiega Silvia Blasi consigliere regionale del Movimento 5 stelle. “L’area ospita infatti macchinari e depositi inerenti l’attività estrattiva del sale che sono un raro esempio di archeologia industriale del genere. Infatti, il borgo storico fino a fine ‘800 ospitava i lavoratori delle saline e oggi rappresenta una importante memoria della collettività e del tessuto storico e sociale tarquiniese”.
Gli edifici, compreso il fabbricato con i macchinari oggi versano in grave stato di abbandono e di degrado. È urgente perciò procedere al loro recupero prima di perdere una parte importante della nostra storia.
“Per garantire l’urgente recupero degli edifici e del patrimonio che rappresentano”, spiega Blasi, “ho presentato in Consiglio regionale un Ordine del giorno, approvato nella seduta del 14 luglio 2020, per chiedere alla Giunta di predisporre un progetto di fattibilità tecnica ed economica finalizzato al recupero e alla valorizzazione del patrimonio archeologico industriale e del borgo storico delle Saline di Tarquinia in armonia con le esigenze della Riserva naturale. Seguirò l’evolversi della cosa sperando in tempi brevi.”
Silvia Blasi consigliere regionale del M5S