È importante distinguere questi due concetti: l’isolamento e la solitudine. L’isolamento è un concetto sociale e, proprio perché l’uomo è un essere relazionale, esso rappresenta ciò che di più innaturale e spaventoso si possa immaginare. Isolare una persona significa punirla fino anche a torturarla. Nel regime carcerario la punizione più grande è la cella di isolamento, se si vuole punire qualcuno lo si esclude dal gruppo, non lo si invita ad uscire o a una festa, ecc. L’isolamento o esclusione da una famiglia o da un gruppo crea una lacerazione nel profondo, genera confusione, rabbia, disperazione, vuoto finanche follia. Per vincere l’isolamento spesso le persone ricorrono al cibo, all’alcool e alle droghe, ai farmaci, al gioco d’azzardo o commettono atti criminali. Spesso è causa di malattie psicologiche e psicosomatiche e, purtroppo, è anche usato da alcune aziende come metodo per portare i dipendenti al licenziamento e si chiama mobbing. I capi iniziano ad escludere dalle riunioni il dipendente, poi dalla pausa caffè in gruppo, in seguito iniziano a sottrarre incarichi e mansioni fino anche alla propria postazione. Il dipendente viene trattato come un estraneo e lentamente deriso e guardato male dagli altri colleghi che, invece, lavorano, producono e fanno gruppo. L’isolamento pone la persona in uno stato di bisogno, di fame, di frustrazione profonda e la spinge a cercare rapporti che si mascherano d’amore o amicizia ma non lo sono, perché l’amore e l’amicizia non nascono dal bisogno ma da un’energia traboccante, da un’affinità unica, da un incontro alchemico psico-fisico, da una comunione di intenti e di vedute. Dal bisogno nascono rapporti di dipendenza e sfruttamento che hanno la funzione di calmare le angosce ma non colmano la misura, non appagano, non generano evoluzione, non producono nulla di buono. Prima i due si sentivano soli da soli, ora si sentono soli insieme! Il valore vero della solitudine, invece, è la responsabilità, la scelta, la consapevolezza che porta all’unione volontaria, alla condivisione e alla compassione. La coppia non serve ad appagare un bisogno o a colmare un vuoto, ma a realizzare un progetto e a vivere un’esperienza. L’amore rende consapevoli che si è soli nella vita e questa è una benedizione perché ci pone di fronte alla nostra assoluta libertà di scelta, al nostro libero arbitrio, ci mette nella condizione adulta di dire responsabilmente di si ad un’altra persona perché lo vogliamo e non perché ci serve o ne abbiamo bisogno per vivere o per non impazzire. Amore e solitudine sono due facce della stessa medaglia e la ricerca dell’equilibrio tra questi due opposti crea unione sana e arricchisce l’individuo. La coppia non annulla l’individuo, lo arricchisce. L’errore più grande che le persone commettono in amore è quello di appartenersi. Nessuno appartiene a nessuno, l’amore è una scelta libera e volontaria. L’individuo resta individuo, ma condivide la propria esistenza con un altro essere umano. Condividere non vuol dire fare tutto insieme, lavorare insieme, frequentare le persone insieme, passare il tempo libero insieme, ecc. Lo si può fare per scelta, per piacere, ma non è un obbligo. Avere il proprio spazio vitale, la propria identità, i propri amici, i propri interessi e il proprio percorso di vita è essenziale per restare sani e equilibrati e avere qualcosa da condividere con qualcun altro. Come dice l’aforista ticinese Carlo Gragnani: “Mi fa troppo piacere che tu sia qui. Vorrei quasi gustarmelo in solitudine”. La coppia è uno spazio di condivisione scelto e creato dai partner nel loro progetto di unione che dà valore a tutti gli altri spazi individuali che caratterizzano una persona. Non li comprende, non li elimina, non li gestisce. È come una cassa di risonanza che li amplifica, li potenzia e conferisce loro valore e motivazione ad esistere. Come dice Giacomo Leopardi: “La solitudine è come una lente d’ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo”. Pertanto possiamo ragionevolmente dire che la solitudine, quando è una scelta consapevole, diventa un laboratorio interiore in cui si trasformano le cose, le si lavorano e le si fanno proprie. L’isolamento, invece, è una condizione subita e innaturale da cui non viene fuori nulla di buono e di utile. Nell’isolamento la persona soffre, si deprime e si arrabbia e per questa ragione viene usato come strumento di punizione e di manipolazione. Come sempre ricordo che conoscere e rendersi sempre più consapevoli di chi siamo e di come funzioniamo ci tutela dalle trappole relazionali e dai ricatti affettivi cui siamo continuamente esposti e potere così continuare a progredire e a crescere in salute e con il dovuto piacere che si merita una creatura così speciale quale è l’uomo.

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