coninua…

La metanoia si inserisce nella linea profetica del Vecchio Testamento (Ezechiele, Geremia, ecc.), nell’annuncio che verrà il tempo in cui Dio toglierà il cuore di pietra dell’uomo e gli darà un nuovo cuore, un nuovo modo di pensare, di desiderare, un nuovo modo di integrazione, di totalità. Il cambiamento di mentalità è una conquista più ardua e affascinante di qualsiasi scoperta scientifica al punto che gli antichi la attribuivano ad un intervento divino. Infatti oggi, non ostante le innumerevoli scoperte, l’uomo si comporta come un primitivo, come un animale e continua ad uccidere e depredare i propri simili. Tutt’oggi, noi italiani, siamo un popolo e una Nazione in guerra, i diritti umani sono giornalmente violati, il razzismo e lo sfruttamento fanno parte del nostro quotidiano. La vera conoscenza, quella che dovrebbe sostenere lo sviluppo scientifico e tecnologico, è quella spirituale, è la sapienza che è la scienza della vita. Se l’uomo riuscisse a cambiare mentalità e invece di vivere soltanto una vita esteriore, economica e sociale scoprisse di avere una vita interiore fatta di intelligenza, sapienza e amore allora la tecnologia lo renderebbe simile ad un Dio, ma senza questo le scoperte del futuro rischiano di portarlo verso l’estinzione o di peggiorare questo mondo rendendolo simile agli scenari apocalittici descritti nel recente film remake BladeRunner 2049. Personalmente la penso come gli antichi e, quindi, spero in un intervento divino sull’uomo. Nel mio lavoro e nella mia vita vedo tutti i giorni quanto è difficile cambiare mentalità, abitudini e atteggiamenti. Non è impossibile ma è difficile governare la mente, modificarla e renderla strumento docile della volontà e altrettanto difficile è conoscersi nel profondo. Un lavoro individuale o in piccolo gruppo porta risultati sorprendenti, vedo persone, coppie e famiglie mettersi in discussione, capire e rinascere anche più di una volta, ma l’umanità nella sua globalità è ancora selvaggia e primitiva come ai tempi di Mosè e prima ancora. Rimane quindi l’interrogativo: Siamo pronti per tanta meraviglia? Siamo pronti a sapere come stanno veramente le cose? E che ne sarà di noi?

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