“Per chi ha già in corso un mutuo a tasso fisso l’aumento della spread non avrà nessuna conseguenza. Qualche motivo di preoccupazione in più, invece, dovrebbe averla chi sta pagando un mutuo indicizzato. Nella stragrande maggioranza dei casi i finanziamenti a tasso variabile sono ancorati al tasso interbancario Euribor a uno o tre mesi, i cui valori sono fermi sottozero ormai da quasi due anni. Ma se il problema dell’Italia creasse un contagio a livello europeo e i parametri cominciassero a salire, l’aumento della rata sarebbe sensibile. Ipotizziamo un mutuo da 150mila euro a 20 anni stipulato un anno fa a Euribor 3 mesi più 1,6%. Finora la rata è rimasta ferma a 708 euro, ma l’incremento di un punto dell’interbancario dall’attuale -0,33% a +0,67% porterebbe il costo mensile a 828 euro; una crescita di due punti a +1,67% addirittura a 947 euro. Troppo catastrofismo? Speriamo. Ma ricordiamo che nell’autunno 2008 l’Euribor a tre mesi ha toccato il 5,5%. L ‘usura bancaria è dietro l’angolo”. Cosi, in una nota, il presidente dell’associazione nazionale tecnici econometrici (Ante), Michel Emi Maritato.