(Rubrica a cura di Glauco Stracci – SSC)
La Roccaccia è una località nel Comune di Allumiere che prende tale nome per la presenza di un rudere di torre che nei
primi anni’90 (E.Brunori) fu identificato con l’antico borgo medioevale di Castrum Ferrariae, le ricerche svolte dalla collaborazione tra soprintendenza (ex-SAEM), Museo Civico di Allumiere, con le associazioni A.K. de la Grange e Civita Vetula, portarono anche alla scoperta di una Chiesa del tutto inedita. La torre di forma quadrangolare di lato 5 m resta per un elevato di ca. 13 m, costruita mediante conci squadrati di ca. 25 x 30 cm di roccia vulcanica locale, del tipo ignimbrite, non presenta una perfetta opera isodoma, mentre il nucleo cementizio, di malta calcarea, presenta clasti di flysch. Lo spessore delle mura esterne era
comunque notevole, di ben 130 cm, mentre la chiesa a pianta rettangolare con le dimensioni di 7 x 15 m aveva le tipiche peculiarità campestri. Storicamente la prima menzione di un Castri Ferrari avviene in un documento del 1279 in riferimento a Giacomo Savelli, futuro Papa Onorio IV, ma già nel 1416, col nome di Ferraria, dalle decime del sale risulta avere non più di 80 abitanti ed è posta tra le terre destructe et inhabitate. Dal 1552 il borgo risulta essere una semplice tenuta che sarà concessa, da papa Sisto V, al Comune di Civitavecchia nel 1589.
Nel XVIII secolo risulterà addirittura indicata come “Ferraria di Vacche” e a fasi alterne fino al 1950 utilizzata come miniera per l’estrazione della marcassite. La Chiesa dai saggi eseguiti rivela un periodo di utilizzo che spazia dal X fino alla fine del XV secolo, periodo in cui il sagrato è utilizzato come cimitero, a indicazione che l’edificio era in abbandono. I due leoni stilofori posti all’entrata, insieme con i capitelli d’ispirazione tardoantica, doppia corona con decorazione a foglia liscia (crochet), datano l’edificio di culto a quel romanico di transizione del XII secolo. Ferrariae, come presuppone il suo stesso nome, era quindi un antico borgo minerario di epoca medioevale, d’altronde il luogo è ricco di giacimenti di marcassite e limonite che furono
utilizzati, come già detto, anche in epoche successive e che hanno cancellato le tracce più antiche, lasciando così per questo luogo ancora molti aspetti inediti, vista la mancanza di un vero scavo archeologico sistematico. Il suo totale abbandono, comunque, avvenne con tutta probabilità durante la scoperta dell’allume e la distruzione di Tulfa Nova nel 1471, città da cui
dipendeva in questo periodo. I materiali trovati dalle ricerche sono oggi esposti presso il Museo Civico di Allumiere.