Stabilimento “Perla del Tirreno” estate 2020, il Paese che vorrei: persa l’occasione di un rilancio all’insegna della qualità
In questa situazione difficile, resa ancora più critica dalle incertezze che gravano sul futuro economico e sociale, i provvedimenti dell’amministrazione mostrano nuovamente il vuoto assoluto in termini di idee e buone pratiche.
L’epidemia in corso ha già messo in ginocchio l’economia, la necessità di affrontare correttamente la prossima stagione estiva, quindi, avrebbe richiesto analisi, programmazione e strategia per rendere la nostra località più sicura, accogliente e attrattiva in funzione di un turismo che ci aspettiamo intimorito dalla criticità della situazione.
E invece, arriva il solito bando per lo stabilimento balneare “la Perla del Tirreno”, senza regole per una corretta gestione, senza standard di riferimento per l’occupazione dell’arenile, senza politiche di prezzo, senza alcuna indicazione che possa vincolare il gestore alla qualità e al rispetto per l’importanza che questo bene riveste per la nostra ricettività turistica.
Eppure, già in passato abbiamo visto come l’assenza di qualità nella gestione della “Perla del Tirreno” abbia prodotto un danno all’immagine dell’intero Paese, basta leggere le pessime recensioni riportate sui portali turistici. Quest’anno, a maggior ragione, avremmo avuto bisogno di tutt’altro.
Sarebbe stato necessario promuovere Santa Marinella attraverso la diversificazione dell’offerta turistica, l’aumento del livello qualitativo e un’attenta politica dei prezzi.
Nel caso specifico della “Perla del Tirreno”, avremmo potuto adottare la gestione diretta da parte del Comune e realizzare una spiaggia libera con servizi. Così, se da un lato avremmo rinunciato al possibile incasso per la locazione, dall’altro avremmo avuto il guadagno relativo ai proventi dalla gestione dei servizi e delle attrezzature.
Avremmo potuto trasformare gli aspetti critici di questa particolare situazione nell’opportunità di realizzare un importante progetto di destagionalizzazione tramite la diversificazione dei servizi offerti e la ricerca dell’efficienza gestionale. Ciò avrebbe creato nuovi posti di lavoro e consentito di mettere in pratica un modello di valorizzazione del bene comune mirato alla ricerca dell’eccellenza nella qualità dell’offerta turistica.
Ma niente di tutto questo è possibile se si rimane ancorati alle cattive abitudini del passato, se ci si arrende all’incapacità e all’inerzia, se alla base delle scelte c’è sempre e solo la presunzione e mai quella capacità di visione indispensabile per provare a costruire un futuro migliore.
Il Paese che vorrei