Soddisfazione viene espressa dal Comitato Civico Tarquinia dopo l’incontro di stamattina a Viterbo con il Prefetto Nicolò D’Angelo, sulla questione dei richiedenti asilo ospitati a Tarquinia e nel resto della Provincia.
“Abbiamo trovato quella comunicazione necessaria e che é finora mancata da parte delle istituzioni locali e dei soggetti che gestiscono l’accoglienza – dichiara il Comitato Civico Tarquinia – il Prefetto ci ha spiegato che le 18 persone, che si trovano attualmente alloggiate nella struttura sulla Strada del Pidocchio, rientrano nel progetto approvato con il bando della Prefettura lo scorso anno, quindi non dello Sprar adottato recentemente dal Comune di Tarquinia.
Il Prefetto ha altresì spiegato come stia alacremente lavorando per una distribuzione equilibrata sul territorio della quota di richiedenti asilo che la Tuscia non può rifiutare e come si tenga costantemente in contatto con i Sindaci e visiti i Comuni per non lasciar sola nessuna comunità nell’affrontare la situazione, nel rispetto di tutte le realtà locali.
Ci ha quindi rassicurati sui controlli che sono effettuati sulle strutture ospitanti e sui programmi d’integrazione dei richiedenti asilo nel tessuto sociale – prosegue il Comitato Civico – ha quindi espresso ottimismo anche sulle novità normative che consentiranno di accorciare i tempi di esame delle richieste di asilo politico e di rendere effettive le espulsioni di chi non ne dovesse avere diritto. Ci ha infine garantito che verso chi non vuole integrarsi e rispettare le regole ci sarà la massima fermezza. Ha comunque espresso la convinzione che gli Italiani sappiano integrare e questa sia una delle chiavi del maggiore successo rispetto ad altri Paesi nel saper prevenire fenomeni di violenza e terrorismo che nascono dalla ghettizzazione.
Da parte nostra – conclude il Comitato Civico Tarquinia – continuiamo a vigilare sul fenomeno, a tutela dei cittadini tarquiniesi e dei loro diritti. Siamo convinti che sia urgente rimpatriare chi non ha diritto a rimanere in Italia e che servano accordi duraturi con le Nazioni che si affacciano sul Mediterraneo per bloccare le partenze dei barconi della morte.