Tempo di Lupi e di comunisti a Il Salotto delle Idee
Mercoledì 28 febbraio, presentazione del libro a firma di Vera Pegna CIVITAVECCHIA – Presentazione del libro “Tempo di lupi e di Comunisti – La storia mitica della ragazza che sfidò la mafia” di Vera Pegna, traduttrice, attivista e scrittrice .
L’evento, organizzato per iniziativa del Comitato territoriale Potere al Popolo di Civitavecchia, Santa Marinella, Allumiere e Tolfa, si svolgerà mercoledì 28 febbraio, dalle ore 18.00, presso il Salotto delle Idee della Fondazione Rf Bancale in Via Terme di Traiano 25. Oltre all’autrice, parteciperà Germano Di Francesco, candidato alla Camera dei Deputati con la Lista omonima.
Una storia di coraggio e passione civile che risale al tempo in cui fare politica era soprattutto missione. Così la viveva Vera Pegna, una militante del PCI che nel 1962, a 28 anni, si ritrovò a Caccamo, in provincia di Palermo, a sfidare il potere mafioso. Ai tempi il paesino era nelle mani del boss Peppino Panzeca, che aveva addirittura una poltrona riservata in consiglio comunale. Vera fece irruzione nella vita di questo piccolo centro, provando a scuotere le coscienze e a scalfire il muro di paure e silenzi. Questa esperienza la racconta nel libro Tempo di lupi e di comunisti – La storia mitica della ragazza che sfidò la mafia (Il Saggiatore), in uscita il 26 marzo. Dopo esser cresciuta in Egitto e aver studiato tra Svizzera e Inghilterra, si traferì in Sicilia per conoscere e collaborare con Danilo Dolci, attivista soprannominato il “Gandhi italiano” per le sue lotte sociali non violente. La donna si stabilì prima a Partinico e poi a Palma di Montechiaro. Poi si iscrisse al PCI e i primi di aprile del 1962 il partito la inviò a Caccamo per creare un’opposizione alla Democrazia Cristina locale, fortemente collusa con il potere mafioso. Al suo arrivo un militante l’accolse con queste parole che non lasciavano speranza: “Cara compagna, qui tu sei nella Repubblica di Caccamo. […] Qui a Caccamo non c’è niente da fare. Qui a Caccamo c’è mafia. Qui a Caccamo c’è don Peppino Panzeca, che è il capo di tutta la mafia. E c’è l’amico del card. Ruffini, don Teotista Panzeca, che è il vero cervello della mafia. Qui a Caccamo è la Repubblica della mafia. Non c’è niente da fare”.