Il 23 marzo si è svolta presso Il Policlinico Umberto Primo un convegno organizzato dall’associazione Differenza Donna.
Il “Codice Rosa” è un percorso di accoglienza al pronto soccorso dedicato alle donne che subiscono violenza, formato da una squadra di personale sanitario dedicato, come ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi e dalle figure istituzionali dei , magistrati, ufficiali di Polizia giudiziaria impegnati in un’attività di tutela delle fasce deboli della popolazione.
Alla base del percorso del codice rosa ci sono i centri antiviolenza e le associazioni di volontariato e solidarietà che si occupano del delicato compito di indirizzare le donne vittime di violenza verso un percorso di aiuto e sostegno concreto nel fondamentale rispetto della privacy. Il compito principale del gruppo è l’assistenza socio-sanitaria e giudiziaria alle vittime di violenza, con un’attenzione particolare a far emergere quegli episodi di violenza in cui le vittime hanno difficoltà a raccontare.
Dal 1996 Differenza Donna ha attivato l’area salute, realizzando ricerche e interventi di formazione e tavoli di lavoro presso i distretti sanitari di Roma (Ospedali, Asl, consultori), per sensibilizzare e formare i professionisti della salute rispetto al fenomeno della violenza, fino a giungere all’apertura di sportelli all’interno di strutture sanitarie. Allo scopo di intercettare e trattare tempestivamente ed efficacemente casi di violenza domestica ai danni di donne e minori, Differenza Donna ha promosso il servizio Emergenza Codice Rosa (E.C.R.). Un complesso di interventi integrati di sostegno antiviolenza in loco, da prevedere in parallelo al triage dei Pronto Soccorso, così da garantire una corsia veloce, attivato in forma sperimentale dal 2008, oggi attivo anche presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano della Asl Roma 4.
L’obiettivo del servizio Emergenza Codice Rosa è quello di fornire l’intervento più idoneo alla gestione del caso, attraverso l’attivazione di un piano progettuale d’emergenza, che prevede:
➔ percorsi celeri e dedicati di diagnosi e cura;
➔ interventi psico-sociali;
➔ segnalazione alle forze dell’ordine, Tribunali, Servizi Sociali territoriali;
➔ collocazione in strutture protette.
In rappresentanza della Asl Roma 4 era presente al convengo la Dott.ssa Carmela Matera Direttore Sanitario F.F.
La Asl Roma 4 ha attivato da tempo un percorso di sostegno alle donne vittime di violenza, sia attraverso l’attività del pronto soccorso che nel territorio.
Il protocollo del Pronto Soccorso dedicato alle vittime di violenza prevede un colloquio riservato con la vittima, la visita da parte del medico di guardia svolta in ambiente protetto, l’esecuzione di prelievi ematochimici per malattie sessualmente trasmissibili, la visita ginecologica presso l’ambulatorio di ginecologia e la comunicazione all’Autorità giudiziaria.
Nel corso del 2016, presso l’ospedale San Paolo di Civitavecchia ci sono stati 7 accessi di pazienti vittime di violenza presunta o accertata, in età compresa tra 20 e 40 anni. Sei vittime su sette hanno dichiarato di aver subito violenza da una persona conosciuta e quattro hanno dichiarato di aver assunto involontariamente sostanze stupefacenti e alcool.
Nel territorio della Asl Roma 4 sono attivi due sportelli antiviolenza, uno presso l’Ospedale padre Pio di Bracciano gestito in collaborazione con l’associazione Differenza Donna ( lunedì dalle 10.00 alle 14.00, mercoledì dalle 14.00 alle 18.00) e finanziato da fondi regionali, e uno presso la Casa della Salute di Ladispoli gestito in collaborazione con la Cooperativa Karibù su progetto comunale(il martedì e il venerdì dalle 9.00 alle 12.30).
Lo sportello antiviolenza Codice Rosa di Bracciano è gestito da Differenza Donna e promosso dal progetto distrettuale “Rosa al centro” il cui obiettivo è quello di rispondere in maniera integrata ed efficace alla domanda di diritti ed inclusione sociale delle donne vittime di violenza del territorio della Asl Rm 4. Lo sportello Codice Rosa ha previsto : la formazione base rivolta al personale socio-sanitario, per un totale di 48 ore di programma volto agli aspetti teorico-scientifici del fenomeno della violenza di genere e le metodologie di contrasto; gli incontri con gli interlocutori istituzionali coinvolti; i convegni sul territorio per sensibilizzare la società civile e le istituzioni locali; gli incontri seminariali nelle scuole secondarie del distretto socio-sanitario con l’obiettivo di sensibilizzare e prevenire la violenza di genere incidendo direttamente sui modelli comportamentali dei ragazzi e delle ragazze. Lo sportello ha un numero di reperibilità h24 ed è aperto al pubblico due volte a settimana. Da luglio 2016 hanno chiesto aiuto 39 donne che hanno riferito di aver subito violenza, di cui il 38% ha sporto denuncia. Lo sportello antiviolenza ha svolto 116 colloqui di sostegno. L’ufficio legale di Differenza Donna ha svolto 15 consulenze legali in materia civile e penale.
L’attività dello sportello antiviolenza Codice Rosa è stata affiancata da un’intensa attività di prevenzione rivolta ai ragazzi e alle ragazze delle scuole secondarie superiori del territorio, con l’obiettivo di incidere sui comportamenti stereotipati che sono alla base della violenza contro le donne.
Presso lo sportello antiviolenza attivo alla Casa della Salute di Ladispoli Le donne vittime di violenza trovano al loro arrivo una psicologa che si occupa dell’accoglienza e successivamente una psicoterapeuta che prende in carico la paziente con un ciclo di 10-12 sedute; un avvocato dedicato che viene chiamato quando oltre al supporto psicologico c’è necessità di una consulenza legale; due volontarie in ambito psicologico e di mediazione culturale; una operatrice telefonica che offre assistenza alle donne che chiamano per avere informazioni per l’acceso allo sportello. Può avvenire la necessità di una presa in carico differente dei casi più gravi per introdurre le vittime in un percorso che le accompagnerà alla collocazione in una struttura protetta. La Casa della Salute mette a disposizione i posti della degenza infermieristica qualora si ritenga opportuno non far rientrare la paziente nella propria abitazione, ospitandola finché non verrà introdotta in un percorso protetto. Da aprile 2016 a febbraio 2017 presso qs sportello ci sono stati 61 accessi telefonici, 39 donne prese in carico e 10 inviate ad altri servizi.