Tia straordinaria 2012: blitz della GdF
Le fiamme gialle si sono recate negli uffici di Civitavecchia Servizi Pubblici: sequestrati molti documenti e computer. L’indagine potrebbe svilupparsi e ipotizzare la frode ai creditori. L’ex liquidatore Micchi avrebbe lasciato prescrivere crediti aziendali per circa 2 milioni. Responsabilità anche del Comune
CIVITAVECCHIA – Blitz della guardia di finanza, nei giorni scorsi, a Civitavecchia Servizi Pubblici. Le fiamme gialle, dopo aver notificato una serie di provvedimenti agli amministratori, hanno provveduto a sequestrare numerosi documenti e computer. L’indagine sembra sia relativa alla gestione della preesistente Hcs ed al suo ex liquidatore, Micchi. Dalle poche indiscrezioni emerse, sembrerebbe che l’indagine riguardi la decisione proprio di Micchi di non riscuotere – per motivi non meglio specificati – la Tia straordinaria 2012; tributo che assommava a circa 2 milioni di euro. Così il credito da 2 milioni di euro, si è prima deteriorato, poi è decaduto ed infine si è prescritto. Al di là del giudizio sulle capacità di Micchi, non può essere certo un amministratore della società, che aveva, tra l’altro, esautorato tutti i dirigenti, avocando a sé i tutti i poteri operativi, a decidere quale tributo si deve e quale non si deve riscuotere. Il mancato incasso rappresenta quindi un evidente danno erariale, che potrebbe rivelarsi, in realtà, molto più ampio, perché anche per gli anni precedenti e successivi al 2012, le attività di riscossione “coattiva” risultano pressoché nulle. Il liquidatore più pagato della storia delle società comunali, non ha infatti svolto nessuna attività di recupero coattivo del credito, limitandosi a svalutare quello che non veniva pagato volontariamente. Proprio per questo motivo, la situazione di Micchi è in realtà molto più complicata rispetto al danno erariale da 2 milioni di euro ipotizzato dalla Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti. Deve considerarsi, infatti, che Hcs ha proposto un concordato preventivo con cui ha proposto di non pagare l’80% dei crediti dei propri fornitori. Ora, se la società avesse incassato i 2 milioni (o più) della Tia, e li avesse inseriti nel concordato, evidentemente, i creditori sociali avrebbero avuto pagamenti maggiori per almeno 2 (o più) milioni di euro. Dalle prime verifiche, sembrerebbe, infatti, che Micchi quei 2 milioni di euro, nel concordato, non li abbia proprio inseriti: si aprirebbe così una ipotesi di frode (o truffa) nei confronti dei circa 300 creditori. Vista l’entità dell’eventuale frode, l’eventuale reato sarebbe procedibile di ufficio. Ed è quindi possibile che anche la Procura di Civitavecchia, all’esito delle relazioni della GdF, apra un fascicolo in questo senso. Ma ancora non è tutto. Sembrerebbe, infatti, che i militari della GdF si siano resi conto che i 2 milioni non riscossi della Tia avrebbero in realtà determinato il fallimento di Città Pulita, che dalla Tia riscossa da Hcs era di fatto finanziata. Qualora questa ipotesi investigativa prendesse corpo, l’accusa potrebbe evolvere in una ipotesi di bancarotta fraudolenta della Città Pulita, il cui amministratore era lo stesso Micchi. Gli organi di controllo, nominati ed operativi presso il Comune, non potevano non sapere. Non poteva non sapere il Sindaco, componente della Assemblea dei soci, non poteva non sapere l’assessore alle partecipate; non poteva non sapere la commissione per il controllo analogo, istituita e pagata proprio per effettuare questi controlli. Nulla trapela sui provvedimenti notificati dalla GdF su mandato del Magistrato. Micchi è stato avvistato, qualche giorno fa, in Tribunale, dove non avrebbe nessun motivo di andare, visto l’allontanamento da liquidatore di Hcs dello scorso febbraio. Proprio in relazione alla pesante indagine avviata dalla Procura contabile, e che dovrebbe evolvere anche a livello penale, è ora più comprensibile l’inaspettato allontanamento di Micchi dalla società, da parte del Giudice fallimentare. L’impressione è che si stia per scoperchiare un vaso che – come ripetutamente sostenuto in questi cinque anni soprattutto dal capo dell’opposizione Massimiliano Grasso, leader della Svolta – risulta un mix di mala gestione, furberie e gravi irregolarità.