Tidei: “Il tavolo dello sviluppo e del lavoro che fine ha fatto?”
“Fare impresa a Civitavecchia, come in quasi tutte le città d’Italia, in questo particolare momento storico è difficile, a volte impossibile. Gli imprenditori locali, nonostante tutti i problemi di natura economica che devono affrontare quotidianamente, non mollano e lavorano seriamente da anni, con sacrifici, facendo i salti mortali per pagare regolarmente gli stipendi, tagliando e risparmiando il più possibile per non ridurre il personale con il quale inevitabilmente si instaura un rapporto umano.
Guardandosi intorno però, si continuano purtroppo a vedere sempre le stesse cose.
Ancora una volta, la società che detiene l’appalto per il servizio di pulizia e di hostess del Comune di Civitavecchia non paga gli stipendi, ecco il gioco dell’economia moderna, per prendere gli appalti si offrono prezzi stracciati e poi non si arriva a far fronte alle spese. Chi ci rimette? I lavoratori!
C’è di più: l’appalto per le pulizia della Centrale Enel di Torrevaldaliga Nord è stato affidato ad una Global Service di Venezia e nessuna impresa locale è stata invitata a partecipare alla gara.
A questo punto sorge spontanea una domanda: per quale motivo l’imprenditoria locale viene sempre e costantemente mortificata?
Esistono realtà serie ed importanti, solide e soprattutto fatte di uomini e donne che hanno a cuore questa città, eppure non esiste, ormai da anni, alcuna politica che privilegi l’imprenditoria locale.
E’ assolutamente giusto che gli appalti vengano regolati da norme ormai comunitarie, per evitare corruzione e favoritismi, ma il rovescio della medaglia è che grandi società forti di una solidità economica data dalla molteplicità degli affidamenti, schiaccino le piccole imprese che tale forza non hanno e che quindi non sono competitive. Ma allo stesso tempo le grandi multiservizi sono spesso inaffidabili come più volte dimostrato sulla pelle dei nostri concittadini.
Il tavolo dello sviluppo e del lavoro che fine ha fatto?
Sarebbe auspicabile che una società virtuosa, che comprenda al suo interno le pubbliche amministrazioni ed i grandi colossi industriali, abbia un occhio di rispetto verso le realtà locali perché non è vero che il lavoro non c’è, la verità è che è distribuito male, molto male ed è frustrante vedere poi che le cose non vanno e che i problemi sono sempre gli stessi, anno dopo anno e impresa dopo impresa.
Questa è la società virtuosa che vorremmo avere”.
Così in una nota Pietro Tidei.