Il documento di Federlazio e Legacoop, apparso in questi giorni sulla stampa, è in gran parte condivisibile: eolico offshore, creazione dell’hydrogen valley con idrogeno verde in grado di ripensare anche l’intero ciclo del trasporto-rifornimento-stoccaggio dell’area afferente al porto di Civitavecchia (e dello stesso porto, precisiamo noi). Una filiera industriale in grado di creare migliaia di posti di lavoro e dare finalmente una svolta green al territorio. E ancora la logistica, che noi vogliamo sia sostenibile, il riconoscimento dell’Area di Crisi Complessa. Ottimo.
Un documento che nelle sue premesse sembra avvicinarsi molto al nostro progetto, Porto Bene Comune, nella direzione di una vera e giusta transizione ecologica, non come quella a gas che delinea il Ministro Cingolani.
Il documento sostiene, inoltre, la verità consolidata che la costruzione dei nuovi impianti a turbogas non porterà posti di lavoro e noi ribadiamo che non c’è bisogno di costruire tre nuove centrali a turbogas su 20 km di costa per un totale di circa 3000 MW, basterà far lavorare solo il 30% in più le centrali già esistenti e nel frattempo sviluppare accumuli e fonti rinnovabili, specie l’eolico off-shore che garantisce il carico base H24.
Sulle posizioni del documento dichiariamo, però, che non serve pensare al GNL (gas naturale liquefatto) da utilizzare per le navi, quando il futuro, anche per le navi, sarà l’idrogeno. Il Gas Naturale è un combustibile clima alterante, con emissioni di poco inferiori al diesel a parità di energia espressa, cosa poco visibile rapportando le emissioni di CO2 al kg di combustibile. Ripeteremo fino alla nausea che il metano, parte predominante nel Gas Naturale, ha una capacità clima alterante superiore di 30 volte rispetto all’anidride carbonica, una condizione che molto cozza con la sostenibilità ambientale.
È bene che il GNL ritorni nel cassetto polveroso da dove è stato tirato fuori e rimanga fermo sottoterra, dove madre natura lo mise a suo tempo insieme agli altri fossili.
Comitato S.O.L.E.