Un coro di no contro il progetto del megaimpianto già approvato in Regione. I Comuni sono pronti a ricorrere al Tar se il procedimento continuerà. E l’attenzione si sposta sul metanodotto.
Un territorio unito come, forse, mai era avvenuto. Sette Comuni che dicono di no al megadigestore con una unica voce.
È quella che si è levata martedì cinque aprile dall’aula consiliare “R. Pucci”.
Oltre ai consiglieri di Civitavecchia, anche i loro colleghi di Allumiere, Montalto, Monte Romano, Santa Marinella, Tarquinia e Tolfa hanno potuto esprimersi sullo scottante argomento del progetto approvato negli scorsi mesi dalla contestata Conferenza
dei servizi in Regione Lazio.
I lavori sono stati aperti dai vari sindaci (Tedesco, Bentivoglio, Nardangeli – in sostituzione dell’assente Tidei – Testa, Giulivi, Caci, Pasquini) cui ha fatto seguito l’illustrazione della delibera da parte del vicesindaco di Civitavecchia Manuel Magliani. Si è poi sviluppato un dibattito (dal consigliere Curi di Tolfa e dal consigliere Piendibene di Civitavecchia), che ha portato all’approvazione di due emendamenti. La delibera è stata infine approvata con un’alzata di mano da parte dei sindaci e dei vari consiglieri presenti in aula.
Ora che succederà?
Innanzitutto, si cercherà di bloccare il procedimento gemello, quello per il metanodotto che dovrebbe uscire dal megaimpianto per raggiungere le centrali.
Soprattutto, però, ci si prepara alla battaglia legale: il responsabile unico del procedimento incardinato presso la Regione Lazio nelle prossime settimane prevede di far uscire il Paur (vale a dire il provvedimento autorizzatorio unico regionale), ragion per cui la delibera dà mandato all’avvocatura di prepararsi per presentare il ricorso al Tar a nome dei Comuni del territorio.