Proposte per il rilancio della ferrovia dismessa Civitavecchia-Capranica-Orte.
Si rilancia il sogno di vedere la ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte tornare a vivere.
In una lettera uno dei promotori del suo ripristino, l’avv. Luigi D’Ottavi, è convinto che “il 2018 potrebbe davvero rappresentare l’anno della svolta, a motivo dell’interessamento da parte del Ministero delle Infrastrutture che ha richiesto alla Fondazione FS un’analisi in chiave di utilizzo storico, a seguito dell’inserimento della linea nella Legge n. 128/17 sulle ferrovie turistiche. Del resto
le potenzialità di questa infrastruttura trasversale, in grado di dar vita alla Ferrovia dei Due Mari collegando i porti di Civitavecchia
ed Ancona attraverso l’importante nodo di Orte, non sono solo velleità politiche ma presentano concrete possibilità di successo, se accompagnate da un’analisi strategica e comparate con altre importanti ferrovie “secondarie” europee”. A breve periodo D’Ottavi spiega che “la nascita della Fondazione FS e la riscoperta di alcune infrastrutture secondarie in chiave turistica rappresentano un successo “rinascimentale” rispetto al medioevo dei c.d. “rami secchi”: dal 2014 una gestione efficiente ed oculata, unitamente all’esigenza di preservazione dei beni culturali ferroviari, ha dato vita ad interessanti partenariati
pubblico privati che gestiscono linee dismesse attraendo turismo e foraggiando l’economia locale”. Un esempio è “il successo della Sulmona-Roccaraso anche battezzata la “Transiberiana d’Italia” che, con interventi mirati e poco dispendiosi, ha permesso ad un turismo soprattutto straniero di conoscere l’Abruzzo e di far rigenerare economicamente il suo territorio montano”.
Quindi “la Civitavecchia-Orte per il Lazio rappresenta certamente la naturale candidata per permettere la valorizzazione dell’Alta Tuscia così ricca di siti archeologici e di bellezze naturali”. Un “tentativo che gli attori nazionali (MIT, Fondazione FS e MIBACT) potrebbero effettuare attraverso la capillarità dei numerosi enti locali coinvolti dal Comitato per la riapertura cui va il merito di aver, nel corso degli anni, operato una “federazione” degli interessi attraverso la ferrovia che ha sicuramente esaltato il
concetto di comunità diffusa”. C’è addirittura “un progetto definitivo già disponibile attraverso l’installazione dell’armamento e la
verifica delle opere d’arte in parte già oggetto di lavori negli ultimi anni, con il possibile utilizzo di un modello di esercizio con sistemi di segnalamento di ultima generazione e con materiale rotabile storico facilmente reperibile”.
Nel medio periodo, la rinascita potrebbe riguardare il corridoio intermodale del Centro Italia e a lungo periodo il suo collegamento alle reti europee sia del traffico merci che passeggeri.
Di qui le conclusioni di D’Ottavi: “I tempi sembrano maturi per raccogliere la sfida della riapertura del collegamento laziale
tra Civitavecchia ed Orte. Per uscire dal medioevo ed entrare in un rinascimento del territorio dell’Alta Tuscia attraverso questa
infrastruttura ferroviaria è ora necessaria una politica “trasversale” di attuazione, come hanno richiesto le diverse realtà nazionali
e locali che il Comitato ha saputo sensibilizzare. Esattamente come la linea che si vuole riaprire nell’ideale continuità che ne determinò la costruzione nel 1928. La speranza è che le energie profuse non siano dissipate ma che prevalga un “comune sentire” a vantaggio del Sistema Paese per contribuire ad un’occasione di sviluppo e di coesione sociale irripetibile”.