Se ne va il 2017, con una collana di indolori dimissioni in consiglio.
Cozzolino resta in sella, dribblando le crisi e la trasparenza.
Un 2017 velenoso abbandona il cielo sopra Civitavecchia. Laddove l’incantesimo che pervade una città incapace di crescere sembra figlio dei balletti di Palazzo del Pincio. Il principe Cozzolino tiene le danze, ma è immobile sulla poltrona e altro non vuole. E allora, tanto meglio logorare i dissidenti, e accidentalmente anche il popolo: se le dimissioni di Riccetti da presidente del consigliere comunale, Bagnano, Trapanesi e di altri fossero arrivate tutte insieme avrebbero inevitabilmente mandato gambe all’aria un’amministrazione che ha il solo fine politico di procrastinare se stessa fino alla fine del mandato. Invece chi si è messo di traverso ad una maggioranza così concentrata sulla propria sopravvivenza è rimasto sempre in solitudine ed è stato spinto ad abbandonare la scena, quando in direzione dell’opposizione quando verso il ritiro dalla politica. Colpa delle opposizioni o più colpa della mancanza del coraggio necessario a mettere la firma sul fallimento dell’esperienza a cinque stelle? Soffermarsi su questi aspetti è evidentemente esercizio da addetti ai lavori. Resta invece un’amarezza di fondo che lascia spazio a flebili speranze: una tra tutte, quella che almeno la trasparenza possa far comprendere quali logiche guidano gli eletti. Finora non ve n’è stata molta, lo stesso anno vecchio se ne va con un interrogativo su criteri e fondi che hanno mosso una manovra delicata come l’assegnazione dei voucher spesa alle famiglie bisognose, per cinquantamila euro. Da molto meno, la vicenda dell’obbligo di pagare il Traiano imposto addirittura a Telethon: poche centinaia di euro. Sarebbero bastati i gettoni di presenza di un paio di consigli comunali. Il presidente Menditto ha taciuto. I grillini di Civitavecchia non sanno neanche copiare…

 

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