“Nella “società del lavoro”, solennemente enunciata dalla nostra costituzione, il lavoro sta diventando raro come l’aria respirabile nelle città. Tutti sappiamo dell’operaio dalla centrale termoelettrica di Tirreno Power di Civitavecchia, da poco licenziato dall’ente elettrico. Proprio non ce la fa a superare lo shock del forzato abbandono del lavoro. E così, avvilito, mortificato, profondamente leso nella sua dignità ha dato inizio a uno sciopero della fame dalle conseguenze imprevedibili anche sulla sua salute nel caso non si riesca a farlo desistere, e in tempi molto brevi.
Questa mattina sono andato a Roma dall’ex collega Tarallo per un sostegno morale e nell’intento di convincerlo a spostare la protesta all’ingresso della Centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Aimè, senza riuscirci.
L’episodio comunque non è un semplice episodio. Va a sottolineare come l’uomo moderno non sia più in grado d’immaginarsi una vita pura e semplice al di là del lavoro, che in quanto principio fondante della società in cui viviamo, domina non soltanto la sfera dell’economia in senso stretto, ma penetra nell’intera esistenza sociale.
Da ciò voglio far scaturire un accorato appello alle forze politiche e sociali e al mondo dell’economia, affinché venga comunque trovata una soluzione al più presto, non so ancora quanto potrà resistere avendolo trovato debilitato e anche apparentemente confuso nei ragionamenti. Speriamo che qualcuno non se lo ritrovi sulla coscienza”.
Mauro Campidonico

 

 

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