Il progetto presentato da Civita Ittica. Avanti in Regione l’istruttoria tecnico-amministrativa per la Via. Parere positivo della conferenza dei servizi con prescrizioni. Previste 36 gabbie galleggianti del diametro di 30 metri ciascuna; l’allevamento a terra sarà chiuso. Nessun aumento di volumetria
CIVITAVECCHIA – Se ne parla da qualche anno e oggi, in concomitanza anche con l’intervento della Capitaneria di porto alla Frasca e la conseguente rimozione degli ormeggi abusivi lungo quel tratto di costa, torna al centro dell’attenzione il progetto per la realizzazione del nuovo impianto di piscicoltura sotto Torre nord. In realtà le due cose non sarebbero correlate, nel senso che la rimozione degli ormeggi non dipende dal progetto attualmente in discussione in Regione Lazio, dove la società Agricola Civita Ittica srl ha presentato istanza di valutazione di impatto ambientale. Il progetto, in realtà, non avrebbe ottenuto parere positivo da parte dell’amministrazione comunale, con la procedura che si sarebbe chiusa nel mese di luglio con parere positivo, ma con diverse prescrizioni.
Un’operazione non di poco conto, quella proposta, e che nel dettaglio prevede la realizzazione di un impianto offshore con gabbie galleggianti, nell’area marina antistante l’esistente impianto di piscicoltura a terra. Contestualmente all’entrata a regime del nuovo impianto di maricoltura, si procederà alla chiusura totale dell’attuale allevamento a terra, di proprietà di Enel Produzione Spa e gestito da Civita Ittica. Un progetto che, insieme a quello della trasformazione della centrale di Torre nord da carbone a metano – così come ipotizzato e proposto dalla spa elettrica nei mesi scorsi – andrebbe a cambiare l’attuale paesaggio in quel tratto di costa, con un orizzonte completamente mutato.
In particolare, il progetto all’attenzione della Direzione Regionale Politiche Ambientali e ciclo rifiuti-area valutazione impatto ambientale della Regione Lazio, ha come obiettivo quello di “dare un nuovo sviluppo all’attività che la Civita Ittica – si legge – svolge nel sito di Civitavecchia, tramite la realizzazione di un nuovo impianto di acquacoltura caratterizzato da tecniche di produzione più innovative, aumentando l’occupazione diretta ed indiretta, annullando il carico dei nutrienti provenienti dall’attuale impianto di piscicoltura e allontanando gli scarichi dalla linea di costa attraverso la delocalizzazione in mare di tutta la produzione attuale”. L’impianto offshore è localizzato nella fascia costiera ricompresa tra Punta Sant’Agostino e Punta della Mattonara, ad una distanza minima dalla costa di circa 1,2 km con una batimetria variabile da 35 a 50 metri. Il progetto prevede la realizzazione di tre moduli di ancoraggi progettati per ospitare ciascuno 12 gabbie galleggianti, per un totale di 36 gabbie del diametro di 30 metri ciascuna. Per garantire la sicurezza delle attività in mare, l’area di concessione necessaria all’installazione dell’impianto si estende per circa 150 ha, dei quali solo 2,5 ha sono occupati dalle gabbie. Non sono previste, a terra, trasformazioni di manufatti o edifici esistenti “ma solo – si legge nelle conclusioni – limitate opere di manutenzione e riqualificazione dell’approdo esistente, che si mantiene all’interno dell’esistente sito produttivo, senza interferire con alcun bene del patrimonio naturale e culturale presente”. Le strutture a terra non aumenteranno in volumetria e saranno utilizzate a servizio del nuovo impianto offshore, continuando ad essere utilizzato per una maggiore efficienza complessiva dell’impianto di Civitavecchia. La piena produttività dell’impianto arriverà a partire dal quarto anno: a pieno regime, gli addetti all’impianto offshore saranno 25, mentre gli occupati nell’impianto a terra, principalmente per la selezione del prodotto e per gli uffici, aumenteranno di dieci unità. Un progetto che sta andando avanti riscontrando dubbi e perplessità in città per l’impatto che potrebbe avere proprio sul litorale.
Fonte Civonline