Un mare di problemi
Il settore della pesca è fermo, per gli aumenti dovuti alla guerra in Ucraina ma non solo. Bisogna fare presto: 60 famiglie rischiano di restare senza reddito (e i problemi non riguardano soltanto loro).
Dopo le crociere ferme per il Covid, fermi anche i pescherecci per la guerra in Ucraina. A dire il vero, però, il comparto ittico non “deve” la propria crisi esclusivamente al conflitto e alla relativa impennata dei prezzi, ma anche a regole cervellotiche dell’Unione europea, che il governo italiano ha avuto la malaugurata idea di seguire pedissequamente e anche oltre.
In ciò, pare anche che il quadro portuale non dia una mano, anzi sia di ostacolo. In particolare gli operatori lamentano di non aver potuto installare il fotovoltaico sul tetto dell’asta del pesce per ridurre i costi, così come disagevoli sono le colonnine di carburante, anche se l’attenzione dei pescatori è rivolta soprattutto al loro contenuto…
Fatto sta che anche il sindaco, pur ammettendo di non avere strumenti istituzionali a disposizione per intervenire direttamente, si è recato a dare la propria testimonianza di vicinanza a quelle 60 famiglie che resteranno presto senza reddito, in quanto uscire per mare a pescare costa più che starsene a casa. Al colloquio avuto con il sottosegretario Francesco Battistoni restano appese le speranze di vedere qualcosa muoversi.
E a proposito di muoversi, i problemi sul carburante sono gli stessi che cominciano ad attanagliare tutti, sia chi deve spostarsi per guadagnare, sia chi va a fare la spesa. Se questo è davvero il “governo dei migliori”, è ora che inizi a dimostrarlo…
Crisi pesca, il Sindaco di Civitavecchia: “Il comparto ittico va difeso, non c’è tempo da perdere”