Una città affamata
I dati Social service: quasi 10mila pasti al mese a chi è in difficoltà. Tanti italiani.
A Civitavecchia si fa la fame. In tutti i senti. Mariano Ingrosso, presidente della Onlus Social service, dà uno spaccato del sociale della città davvero drammatico: “Insieme a un gruppo di amici abbiamo dato vita a questa iniziativa per cercare di fare lavoretti in casa delle persone in difficoltà, ma ci siamo resi conto che c’era anche un problema non solo di artigiani. Abbiamo iniziato con un piccolo carrello per le donazioni, poi abbiamo avviato un progetto per distribuire l’invenduto sulle navi della Tirrenia e ciò ci ha dato la possibilità di estendere la fascia di popolazione servita, in collaborazione con Qui Foundation e Croce Rossa. Cibo che non si butta, viene recuperato e messo a disposizione di chi ne ha bisogno, in base alla legge 155 del 2003 detta “del buon samaritano”. Alla nostra rete sociale partecipano anche ristoratori locali che ci danno cibo di ottima qualità che noi poi distribuiamo”.
I numeri sono purtroppo eloquenti: “Abbiamo 184 famiglie iscritte – spiega Ingrosso – e a settembre e ottobre abbiamo distribuito 9640 pasti, di cui oltre 7000 a famiglie locali e senza tetto. Cerchiamo di dare una mano nella nostra città senza chiudere la porta in faccia a nessuno. Ma di queste 184 famiglie sono quasi tutte civitavecchiesi. Sono i nostri amici, i nostri vicini, i nostri conoscenti di cui talvolta non sappiamo quali sono le reali condizioni”.