La vita non è come dovrebbe essere secondo noi, la vita è semplicemente quello che è! È come noi la affrontiamo che fa la differenza. A volte può sembrarci ingiusta, ostile, cattiva, brutta, orribile a volte meravigliosa, allegra, luminosa, generosa, bella, ma in realtà sono i nostri stati d’animo a darle un sapore e un gusto e la nostra mentalità a definirla. Un albero non è né buono né cattivo, né bello né brutto, un albero è semplicemente un albero. È naturale e spontaneo proiettare il nostro mondo interiore sulla realtà esterna e, di conseguenza, individuare nemici o persecutori, amici o angeli pronti a porgerti la loro mano, ma in realtà è un gioco di specchi. I nemici li abbiamo dentro il nostro cuore come i nostri amici, sono parti di noi che proiettiamo negli altri e riconosciamo sentendoci così in relazione o legati. Anche gli oggetti, la casa, il posto di lavoro, i colleghi o i nostri superiori possono diventare specchi di parti della nostra personalità. Può succedere, ad esempio, che il capo ufficio entri a lavoro con sguardo fisso in avanti, volto serio e camminata decisa, non saluta e va dritto nella sua stanza. Alcuni potrebbero interpretare questo atteggiamento come: “il capo oggi è arrabbiato, giornataccia!” o “non mi ha neanche degnato di uno sguardo! Ma chi si crede di essere!” o “ecco fatto! Cosa abbiamo fatto? Dove abbiamo sbagliato?”, ecc. Ognuno interpreterà quel comportamento a seconda della sua posizione, del suo ruolo e della sua mentalità, delle sue aspettative. Un suo collega parigrado potrebbe, invece, ragionevolmente pensare che semplicemente qualche pensiero o problema lo sta tormentando e, addirittura, osare chiedergli: “ciao, tutto bene? Hai bisogno di una mano? Posso esserti di aiuto?”. A questo punto gli esempi sono infiniti, ognuno può riportare alla propria esperienza questo punto di vista. Quante volte abbiamo interpretato il comportamento di un amico o della moglie o del marito o di un figlio? Quante volte hanno interpretato il nostro di comportamento senza ascoltarci, senza sapere la nostra verità? Quante volte siamo soggetti al giudizio della gente che interpreta senza conoscere gli antecedenti dei fatti, senza leggere il contesto in cui si svolgono e senza chiederci niente in proposito? Tante persone, falsamente sicure di sé, dall’Ego onnipotente e convinte della loro astuzia e di sapere tutto, sparano sentenze, giudizi e condanne senza accorgersi che in realtà stanno parlando di loro, stanno vedendo i loro demoni e le loro paure interiori, la loro invidia e la loro pochezza proiettata sulla scena del mondo reale sostanzialmente percependo fischi per fiaschi! Quante volte abbiamo avuto a che fare con persone che hanno sempre ragione loro anche quando hanno torto marcio o che danno sempre la colpa agli altri facendo le vittime e cercando di ottenere vantaggi a danno del prossimo? Quante volte abbiamo assistito a processi sommari, condanne pubbliche, pettegolezzi e vendette a danno di innocenti solo perché qualche arrogante ha visto quello che voleva vedere, ovvero il male che ha nella sua stessa anima? Capire la pericolosità di guardare se sessi allo specchio, cioè nella propria verità, è una presa di coscienza per persone adulte, consapevoli e dall’intelletto sano. La realtà e gli altri sono uno specchio del nostro mondo interiore, pertanto sono una condanna o un’opportunità. A fare la differenza sono la nostra intelligenza, il grado di consapevolezza e la nostra capacità di amare. Sì, perché conoscere chi siamo potrebbe essere un’esperienza terribile senza amore che ci permette di non giudicare ma di capire e di apprezzare ciò che non sappiamo. Forse per questo alcune persone, invece di conoscersi e capire, preferiscono proiettare sugli altri il proprio sventurato mondo interiore. Arrivare a capire profondamente che la vita non è come dovrebbe essere secondo noi, ma è semplicemente quello che è e che è come noi la affrontiamo che fa la differenza vuol dire aver già capito abbastanza di essa.
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