Dopo anni di rimpalli e problemi, i consiglieri Erminio Pepe e Stefano Godani sono convinti che la questione sia vicina ad una svolta: serve la volontà di andare avanti e chiudere questa partita. Protocollati diversi documenti che mettono in discussione la sentenza 181/90. I due criticano la gestione dell’ente
CIVITAVECCHIA – Una voce fuori dal coro. Anzi due. Sono quelle di Erminio Pepe e Stefano Godani consiglieri dell’Università Agraria, inizialmente in maggioranza ma oggi in posizione critica rispetto alla gestione dell’ente. I due consiglieri oggi richiamano i vertici dell’Università e li nvitano a risolvere, una volta per tutte, la questione legata agli usi civici. Perché oggi, a detta dei due, si può. Tanto che, nei giorni scorsi, alla luce della sentenza della Corte di Appello di Roma del 20 maggio 1993 che svincola la tenuta Antonelli, i due consiglieri hanno richiesto un consiglio straordinario, convincendo l’Agraria a deliberare, e non solo a prendere atto della sentenza, evitando di perdere ulteriore tempo. Nel corso dello stesso consiglio hanno presentato un ordine del giorno nel quale si rimarca l’impegno del presidente ad inviare tempestivamente al perito demaniale dell’ente tutti i documenti relativi agli usi civici affinché ne possa prendere atto per il completamento della mappatura apportando eventuali correzioni per una raffigurazione realistica dello stato dei terreni. Perché, attraverso una sentenza del 2013 emessa a danno del comune di Vitorchiano, la copia della perizia del Ctu Sandro Notari – unica perizia non di parte – ed una sentenza del 1916 della Giunta d’Arbitri del circondario di Roma relativa ad una causa promossa dai marchesi Guglielmi e Calabrini che libera dagli usi civici la tenuta dei Tredici Quartucci, Quarto del Sugareto, Mortelle e Sugareto, per Pepe e Godani ad oggi esistono forti dubbi su lla demanialità dei terreni. «Tutti questi documenti non possono passare inosservati – hanno spiegato – abbiamo informato il consiglio e ora ci aspettiamo che si proceda spediti verso la risoluzione di un problema che, da quattro anni ormai, tiene bloccato tutto il resto. Non crediamo più nella sentenza 181/90, che non è più supportata nè giuridicamente nè dal punto di vista della documentazione». I due si aspettano quindi, da quello che – hanno ribadito – è un ente pubblico, ‘‘imparzialità e trasparenza’’. E oggi, a detta di entrambi, questi presupposti mancherebbero. Tanto che hanno evidenziato alcune criticità all’interno dell’ente, «con un comitato esecutivo composto da tre persone che – hanno spiegato – ha completamente esautorato il consiglio d’amministrazione. Ultimamente, ad esempio, è stato deciso un aumento dell’indennità passata da 186 euro a 900 euro netti, così come la proroga dei termini di iscrizione. Oggi – hanno concluso – c’è poca trasparenza».