SS675: In difesa della Valle del Mignone, le associazioni ambientaliste nazionali, assieme a tantissimi abitanti e aziende agricole, hanno impugnato il provvedimento di compatibilità ambientale del progetto preliminare localizzato in questa valle di grande pregio naturale, storico e archeologico.

Le associazioni ambientaliste nazionali di Italia Nostra, Lipu, WWF, GRIG (Gruppo di intervento giuridico) e Forum Ambientalista, unitamente a tanti cittadini, ai titolari di aziende agricole anche biologiche, hanno sottoscritto il ricorso al T.A.R. del Lazio contro il provvedimento deliberato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che il 1° dicembre 2017 ha concesso la compatibilità ambientale al progetto preliminare di Anas, il cosiddetto “tracciato verde”, che prevede il completamento della trasversale, composta da 9 viadotti, 1 galleria e 2 svincoli, nell’area integra della Valle del Mignone.

Il tracciato verde si sviluppa per 18 chilometri circa e, dopo aver aggirato l’abitato di Monte Romano, scende nella Valle del Mignone. Qui interferisce per 14,4 chilometri la ZPS IT6030005 “Comprensorio Tolfetano-Cerite-Manziate” e dista tra i 100 metri e 1 chilometro dal SIC IT60I0035 “Fiume Mignone – Basso Corso”, siti della Natura 2000, il principale strumento europeo per la conservazione della biodiversità, tutelati dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat”.

Ricordiamo che la localizzazione dell’opera in un’area protetta dalla Direttiva europea è una delle principali ragioni per cui questo progetto preliminare ha ricevuto parere negativo dalla Commissione Tecnica di VIA (d’ora in poi CTVIA) del Ministero dell’Ambiente, che non ha quindi concesso la compatibilità ambientale e che ha definito l’opera sostanzialmente “immitigabile” e “insostenibile”. A nulla è valso il tentativo della Presidenza del Consiglio di richiedere alla CTVIA “eventuali prescrizioni o misure di mitigazione”, utili a legittimare il provvedimento di compatibilità ambientale che si voleva concedere d’imperio laddove negato dallo stesso Ministero dell’Ambiente. La CTVIA ha emesso invece un nuovo parere negativo nel quale afferma come non “sia possibile elaborare eventuali prescrizioni e misure di mitigazione, […] in quanto gli impatti ambientali che si configurano […] sono tali da non poter essere mitigati o compensati”.

Nonostante tutto il 1° dicembre 2017 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato il provvedimento di compatibilità ambientale, avallando una scelta insostenibile a livello ambientale.

Anche il fatto che il progetto rientri tra le opere cosiddette prioritarie per l’Unione Europea (Reti TEN-T), non esime in alcun modo dal rispetto per le aree protette dalla stessa Unione Europea. Il governo ha scelto di privilegiare una logica legata ai costi di realizzazione non considerando i costi delle ricadute negative sull’ambiente, sulla fauna, sulla flora, sul mancato sviluppo legato a un turismo sostenibile. Non è possibile quantificare i danni permanenti e irreversibili dovuti alla distruzione di una valle millenaria, con aree di pregio naturale, storico e archeologico.

Il 30 Gennaio 2018, com’era doveroso, è stato quindi depositato presso il T.A.R. Lazio il ricorso per l’annullamento previa sospensiva della delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Un vero successo di adesioni raccolte in pochi giorni, considerati i soli 60 giorni di decorrenza dei termini – dichiarano i ricorrenti – È inaccettabile infatti permettere che passi il principio scellerato per cui la tutela ambientale debba essere sottomessa a interessi che non sono affatto superiori, in nome di un’idea univoca e generalizzata di sviluppo del territorio”.

È proprio il Ministero dell’Ambiente, con le parole della CTVIA, a dire che “La presenza di un’articolata serie di specifici regimi di tutela paesistica e naturalistica rende questa porzione della maremma laziale un’area che è vocata alla valorizzazione naturalistica e paesaggistica, di grande importanza per l’ulteriore sviluppo di economie locali legate a tali specificità. […] Il tracciato ‘verde’, per quanto riguarda gli aspetti connessi alla tutela ambientale dei luoghi, altera irrimediabilmente un contesto caratterizzato da un paesaggio naturale di altissima valenza, storica, agricola ed ambientale che si è strutturato nel tempo raggiungendo un equilibrio antropico-naturale unico nel suo genere, deteriorando completamente la connotazione sedimentata nel tempo storico-agricolo-boschiva, praticamente integra, della Valle del Mignone”.

Queste le ragioni, tra le molte, per cui la Valle del Mignone va difesa dal completamento della SS 675 e i firmatari del ricorso porteranno avanti questa linea fino a quando non si desisterà da un progetto lesivo dell’ambiente.

Le associazioni ambientaliste nazionali, WWF, Italia Nostra, Forum Ambientalista, Gruppo di  Intervento Giuridico, Lipu, unitamente ai firmatari del ricorso, hanno già iniziato a sostenere le spese legali, ma c’è bisogno anche di una raccolta fondi, per affrontare l’intero ammontare dell’impegno economico del ricorso.

Tutti quelli che amano la Valle del Mignone possono contribuire, anche con piccole donazioni, con un versamento all’IBAN IT90V0760105138254474754481, Intestato a Nicola Buonaiuto Causale: Salviamo la Valle del Mignone.

Per tutti gli approfondimenti e maggiori informazioni: www.perilbeneditarquinia.it

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