“Per l’ennesima volta ci troviamo a dover constatare che, purtroppo, i numerosi gridi di allarme lanciati dagli operatori portuali continuano a non essere correttamente recepiti da una città che, probabilmente, non è ben conscia delle conseguenze che la diatriba tra CFFT e RTC potrebbe comportare per l’intero tessuto socioeconomico locale.
Cerchiamo di fare chiarezza.
Da una parte c’è RTC, il terminalista concessionario della banchina commerciale n. 25 (in cui sono sempre visibili le 2 grosse gru color azzurro), autorizzato a sbarcare container di merce secca (c.d. dry), ma che, inopinatamente, movimenta una cifra pressoché irrisoria di unità, pari a circa 50.000 containers all’anno, in gran parte vuoti.
Terminalista partecipato e gestito, di fatto, dal secondo armatore del mondo, il Sig. Aponte, il quale, solo in Italia, movimenta circa tre milioni e mezzo di teus. In Italia appunto, ma non a Civitavecchia, visti i numeri oggettivamente risibili.
Dall’altre parte invece c’è una società come CFFT, non autorizzata ancora a sbarcare merce secca sulla banchina commerciale pubblica n.24, che ha per le mani contratti per la movimentazione di oltre 200.000 containers all’anno, ma che, a causa dell’ormai famosa impasse burocratica non può scaricare la propria merce sulla banchina n.24 ma costretta a passare attraverso RTC con evidenti difficoltà operativa nonché economiche.
Occorre inoltre considerare che la stessa CFFT ha acquisito l’Interporto di Civitavecchia.
Penso sia giusto rendere edotti i nostri concittadini in merito al lavoro che può generare una filiera logistica che colleghi porto ed interporto. Per fare un esempio pratico, basti considerare che, laddove tale filiera venisse concretamente avviata, un container dovrà essere scaricato dalla nave alla banchina, trasportato dal porto all’interporto, svuotato di tutto il suo contenuto e, quindi, tutta la merce che contiene sarà immagazzinata all’interno dei capannoni presenti nell’interporto. Una volta svuotato, poi, lo stesso container dovrà essere ricaricato in tutto o in parte sui camion e trasportato fino alla destinazione finale.
Queste sole 6 operazioni, moltiplicate per 200.000 containers, produrrebbero, nella sola fase di start up, l’avviamento al lavoro di oltre 150 persone.
150 Posti di lavoro per i civitavecchiesi ad oggi bloccati dalla burocrazia e, arrivati a questo punto ci viene da pensare, anche da volontà lobbistiche armatoriali che all’evidenza non vogliono far sviluppare il traffico containers a CFFT, come ad altre imprese portuali civitavecchiesi, al di fuori del terminal container in concessione.
Ecco perché questa deve essere la battaglia della città, la battaglia dei civitavecchiesi, la battaglia di chi non può più accettare che il nostro destino, anche lavorativo, venga deciso da altri, per mere convenienze economico-finanziarie assolutamente private.
Noi di Onda Popolare, pertanto, ci batteremo e lotteremo con ogni mezzo affinché la nostra martoriata Città torni a “vedere la luce”, affinché il futuro dei nostri ragazzi non venga calpestato anche in nome di eventuali interessi di gruppi di potere a cui non importa altro che il profitto!”
Patrizio Scilipoti, consigliere comunale di ONDA POPOLARE