Lettera inviata al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti e al neo Assessore regionale alla transizione ecologica Roberta Lombardi da movimenti e associazioni ambientaliste del territorio.
Civitavecchia si candida a traghettare l’Italia del carbone e del gas alla rivoluzione energetica delle rinnovabili e del vettore idrogeno.
Salutiamo con speranza presso la Regione Lazio, la creazione di un nuovo assessorato della Transizione Ecologica sul modello del nuovo Ministero a livello governativo, affidato a Roberta Lombardi cui vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro. Una scelta che lascia presagire che la Regione Lazio voglia realmente perseguire un nuovo modello di sviluppo, proprio a partire dalla transizione energetica.
Non c’è migliore occasione per dimostrarlo a Civitavecchia, città consacrata alla produzione di energia a vantaggio di buona parte dell’Italia da circa 70 anni. In vista della fuoriuscita dal carbone del 2025, comitati e associazioni hanno cominciato da oltre due anni a pensare su future alternative tutte rigorosamente ispirate allo sviluppo ecocompatibile, apparentemente avveniristiche in principio, ma con l’avvento del Green Deal e Next Generation EU in linea con il prossimo futuro pensato dall’ Unione Europea e auspicato da chi oggi esprime la massima preoccupazione sui cambiamenti climatici.
Civitavecchia immagina per sé un riscatto che sia in primo luogo sociale e poi ambientale e sanitario. Come è giusto che sia, punta sul suo porto. Diventato marginale nel dopoguerra in seguito alla costruzione delle centrali, oggi può ritornare al centro della vita cittadina e diventare il sito produttivo di riferimento allentando il cerchio intorno alle centrali destinate ad essere via via dismesse a favore di nuove forme di energie.
Civitavecchia si candida a traghettare l’Italia del carbone e del gas alla rivoluzione energetica delle rinnovabili e del vettore idrogeno. Si candida con l’ambizione di chi sa di aver dato tanto e di non voler rinunciare a quella che sembra essere l’ultima occasione possibile.
“Fare del porto un grande laboratorio a cielo aperto, un sistema energetico sostenibile e del tutto autonomo con produzione di idrogeno verde da rinnovabili, eolico e solare (progetto Porto Bene Comune) e costruire un grande impianto off-shore al largo di Civitavecchia che alimenti il porto e liberi Civitavecchia dalle emissioni fossili.”
Il momento è favorevole: il Piano Energetico Regionale, in corso di approvazione, prende in considerazione nello specifico i processi di decarbonizzazione della Centrale Termoelettrica di Civitavecchia “Tor Valdaliga Nord” entro il 2025 e di uscita dal fossile entro il 2030 e prevede che l’idrogeno verde sia chiave di volta per un’alternativa all’ installazione degli impianti a turbogas. Per di più, la Commissione Europea considera prioritari la portualità ed il traffico marittimo, assieme all’ industria pesante, per l’utilizzo del vettore idrogeno. Il ruolo che Civitavecchia può assumere sul piano nazionale nel processo di transizione al rinnovabile senza passare per il gas è centrale se si fa del porto di Civitavecchia “ad emissioni zero” un riferimento europeo.
La tecnologia oggi è pronta per rendere tutto ciò possibile e comitati e associazioni hanno lavorato perché possa realizzarsi a breve. A gennaio scorso vi è stata la sottomissione al bando europeo “Green Ports” di Horizon 2020 del progetto ZEPHyRO (Zero Emission Civitavecchia Port through a green HydRogen ecosystem), implementato dall’autorità portuale con la collaborazione dei tecnici dei comitati e che nei fatti è il progetto pilota dimostrativo del più ampio progetto di ambientalizzazione del porto.
Il consenso si è via via ampliato nel territorio: la Camera del Lavoro Territoriale, la CGIL-Fiom, la UIL territoriale e la CNA, si sono dichiarati a favore della proposta, il Sindaco ha dato la disponibilità a vagliare la ricca progettualità avanzata dalle associazioni. Anche il Vescovo è intervenuto nel dibattito sulla transizione chiedendo soluzioni sostenibili per la città e, infine, i ragazzi di Fridays For Future, unitamente ad associazioni e movimenti ambientalisti, hanno dedicato l’ultimo Global Strike proprio alla decarbonizzazione, mettendo al centro del proprio dibattito l’uscita dai fossili, la vertenza di Civitavecchia e l’idea di farne un laboratorio sperimentale per la riconversione alle fonti rinnovabili e all’ idrogeno verde.
Consapevoli dell’eccezionalità del momento e della possibilità di usufruire dei fondi messi a disposizione di Next Generation EU chiediamo con forza di dare seguito con coraggio ad un percorso già avviato e che, giorno dopo giorno, va sempre più consolidandosi. Civitavecchia può inaugurare un nuovo corso in Italia e dare lustro al nostro paese diventando la punta di diamante del progetto italiano del Recovery Plan.
Civitavecchia non cerca palliativi né accomodamenti, è invece consapevole che il futuro passa attraverso posti di lavoro qualificati, collaborazioni con Università, una nuova immagine di porto capace di coniugare la sua bellezza artistica (il forte Michelangelo, la fontana del Vanvitelli, l’antica darsena romana…) con la tecnologia più avanzata, con l’effetto di rianimare l’economia locale e di favorire un turismo innovativo per le soluzioni d’ avanguardia adottate.
Chiediamo al Presidente della Regione Lazio e all’Assessora della Transizione ecologica di non disperdere la grande energia positiva messa in moto in città negli ultimi anni, e di abbracciare con coraggio il nostro progetto.
Civitavecchia non merita di perdere una seconda volta.
Per tutto questo, chiediamo di essere ricevuti in un incontro al quale i nostri tecnici danno sin da ora la loro disponibilità a partecipare per qualsivoglia chiarimento.
FIRMATO: Comitato SOLE, Forum Ambientalista, Il Paese che Vorrei, Voce a Chi Lavora, Luci Spente, Il Centro del Buongusto, Rete delle Associazioni, Collettivo No al Fossile, Bio Ambiente Tarquinia, Asd. Nessuno Escluso, Piazza048, Fridays for Future Civitavecchia, Commercio Unito Civitavecchia, #mirifiuto