Viterbo. Il sindaco Michelini: “Chi inneggia alle foibe é un cretino”
Si è svolto ieri, domenica 11 febbraio 2018, a Viterbo, il corteo in occasione del Giorno del Ricordo. Molta gente si è data appuntamento a piazza del Teatro, dalla quale é partita una lunga scia tricolore, con in testa lo striscione del Comitato 10 Febbraio di Viterbo portato da due ragazze e due ragazzi, i labari di Provincia e Comune e le bandiere delle associazioni d’arma.
Tanti i giovani e i giovanissimi, che hanno sfilato con due grandissime bandiere italiane e sventolando molti vessilli tricolore.
Il corteo ha raggiunto piazza martiri delle foibe istriane, dove un cuscino di fiori, portato da una giovane donna e da un anziano combattente della seconda guerra mondiale, è stato deposto davanti al cippo che ricorda il sacrificio del viterbese Carlo Celestini.
“Sono quattordici i nostri conterranei infoibati e massacrati dai partigiani comunisti slavi – ha esordito Silvano Olmi, giornalista e dirigente nazionale del Comitato 10 Febbraio – carabinieri, finanzieri e agenti di polizia, che pagarono con la vita il loro attaccamento al dovere. Rammento agli immemori che ben sette di loro morirono a guerra ormai finita. Purtroppo – ha ricordato Olmi – durante un corteo a Macerata è stata cantata una canzoncina che inneggiava alle foibe. Ai disinformati cantanti rispondiamo che non serbiamo rancori, ma che non dimentichiamo.”
Dura la presa di posizione del Sindaco Leonardo Michelini sui fatti di Macerata. “Chi canta ritornelli che inneggiano alle foibe è semplicemente un cretino – ha detto il primo cittadino – su argomenti seri come questi bisogna avere la decenza di rimanere in silenzio. Il martirio degli italiani infoibati non va dimenticato.”
Il presidente del Comitato 10 Febbraio di Viterbo, Maurizio Federici, ha rievocato il dramma dei profughi. “In 350mila dovettero lasciare case e beni – ha detto Federici – quando arrivarono in Italia trovare gente imbevuta di odio che li accolse con minacce e ingiurie. Addirittura, alla stazione di Bologna il latte destinato ai profughi fu gettato a terra e il treno fatto ripartire.”
Particolarmente toccante la testimonianza di Giovanni Carosi, nipote del vice brigadiere dei carabinieri Ennio, nativo di Carbognano. “I partigiani slavi infoibarono mio zio – ha ricordato – e con lui scomparvero la fidanzata e il fratellino di lei. Questi ultimi forse pagarono con la vita anche il fatto di possedere una piccola azienda agricola, che evidentemente faceva gola agli slavi. Non li hanno più ritrovati. Mio padre, anche lui carabiniere, li cercò, ma inutilmente.”
Il Comitato 10 Febbraio di Viterbo ha ringraziato tutti i partecipanti alla manifestazione. In particolare il vicario del Questore, dottor Paolo Di Domenico; l’amministrazione provinciale rappresentata dal consigliere Aldo Fabbrini; il Comune di Viterbo con il Sindaco, l’assessore Antonio Delli Iaconi e il presidente del consiglio comunale Marco Ciorba; le associazioni d’arma con in testa il Generale Ettore Scorza, il Colonnello Agostino Chinellato e l’Aiutante Salvatore Rotunno; la medaglia d’argento al valor militare Giampaolo Monti e il consigliere regionale Daniele Sabatini.