(segue dall’edizione precedente)
Come ogni dittatore, la sua storia, anche in questo caso, ha un termine, finendo miseramente. Vlad III fu spodestato dal fratello Radu, assoldato da Maometto II, e costretto a fuggire in Ungheria ove fu tenuto prigioniero per circa dodici anni, per poi tornare sul suo trono, dopo la scomparsa del fratello, tuttavia morendo poco dopo, nel 1477, per cause che la storia non ci riporta.
Giunti a questo punto, seppur vero che un qualunque guerriero, uccide, per non essere ucciso o comunque per far valere i diritti più o meno giusti, del governo che rappresenta, vediamo perché Vlad III, si può considerare anche un serial killer. Indubbiamente, i metodi utilizzati per intimorire il suo nemico, ne sono una prova eclatante. Egli oltre che uccidere, in molti casi prima di farlo, aveva escogitato atroci metodi di tortura, che peraltro nel tempo, gli hanno fatto conseguire il soprannome di “Vlad l’impalatore”.
Le sue vittime, trafitte da acuminati pali e poste ben in vista su di essi ad alcuni metri da terra, comportavano certamente un segnale molto forte per i sudditi. Esse, venivano impalate per tramite di acuminati travi, in taluni casi conficcate nell’addome, mentre in alti, mediante pali appuntiti e ben oleati, conficcati nel retto del martire, i quali sotto il suo stesso peso, penetravano sempre più nel suo corpo, provocandone la morte anche dopo molte ore se non addirittura giorni, tra immaginabili atroci sofferenze.
Diversi erano anche i tipi di pali utilizzati da Dracula, a seconda dell’importanza rivestita nella società dalla sua vittima: per i nobili veniva utilizzato un palo in argento, per i mercanti i pali avevano delle tacche, tanto da ingenerare loro più sofferenza, in altri casi, come in quello di Sibiu, si racconta di oltre 10.000 condannati impalati contemporaneamente, dopo che le travi fossero state cosparse con del miele, così da attrarre sulle vittime, insetti di ogni genere, mentre le adultere, venivano impalate fuori dell’uscio di casa. Insomma, una sorta di codice o di norma che dir si voglia, che stabiliva il modo con cui doveva essere impalata la vittima di turno, come detto, a seconda dell’importanza e del ruolo da questa rivestito nella società, mentre Vlad, non mancava di banchettare con i suoi fedelissimi, tra le vittime impalate, rimanendo privo di qualsiasi empatia, mangiando tranquillamente innanzi al loro atroce agonizzare.
Il sadismo di Dracula, non termina con l’impalamento. In un occasione invitò a mensa alcuni mercanti della città di Brașov, dopo il pasto, sventrò il primo sventurato, costringendo a continuare il pasto al secondo, direttamente dagli interiori del primo, continuando così, dal secondo al terzo e così via, sino all’ultimo, il quale fu bollito vivo e le sue carni, date in pasto ai cani.
Molte sono inoltre le leggende che sono state costruite nel tempo intorno alla figura di Vlad III, e che hanno peraltro dato anche la vita al celebre romanzo “Dracula”, scritto nel 1897 dall’irlandese Bram Stoker ed ispirato appunto a Vlad III il Principe di Valacchia.
Ma, raccontata la storia, il suo contesto e le vicende del Principe Dracula, mi accingo a trarre le conclusioni, giungendo all’analisi del serial killer in argomento.
(segue nella prossima edizione)