WaveSax: il convertitore del moto ondoso in energia elettrica progettato a Civitavecchia
WAVE SAX – un dispositivo modulare innovativo per la generazione d’energia elettrica dal moto ondoso (pdf).
Si chiama WaveSax, nome scelto per la sua forma particolare, ed è il convertitore del moto ondoso in energia elettrica che si sta sperimentando a Civitavecchia, dove è stato pensato, ideato e realizzato in scala. L’ultimo prototipo, in scala 1:5, si sta installando in questi giorni in porto. “Una vera rivoluzione” l’ha definita il dirigente dell’Autorità di sistema portuale Calogero Burgio che ha seguito passo passo il progetto: protagonisti l’Università della Tuscia, e in particolare il Laboratorio di Oceanografia sperimentale ospitato proprio nello scalo e diretto dal professor Marco Marcelli, e l’ingegner Maximo Peviani di RSE. Il prototipo è arrivato alla fase di PRL 7 (su un totale di 9), con Civitavecchia teatro di tutte le sperimentazioni.
“L’obiettivo – ha auspicato l’ingegner Burgio – sarebbe quello di mantenere in città anche la produzione e la realizzazione di questi dispositivi, attraverso una vera e propria fabbrica da poter ospitare nei terreni a ridosso del porto, con tanto di centro direzionale, proprio per dare una nuova prospettiva anche occupazione a Civitavecchia, attraverso le tecnologie per il mare”.
Il progetto, ambizioso e sul quale si è studiato molto, è iniziato più di dieci anni fa. L’accordo di ricerca tra il Laboratorio e Rse (Ricerca sul sistema energetico) e l’ottenimento di importanti fondi grazie alla partecipazione a bandi europei, hanno innescato un lavoro arrivato fino al dispositivo in scala di oggi. “Abbiamo studiato quelle che sono le potenzialità del moto ondoso in zona e le caratteristiche climatiche per andare ad individuare le aree dove meglio posizionare le turbine – ha spiegato il professor Marcelli – e contemporaneamente avevamo ben chiaro in testa il principio per il quale era necessario evitare qualsiasi fattore ulteriore di stress per l’ambiente. Così si è pensato di sfruttare gli antemurali, già esistenti, barriere perfette per posizionare i dispositivi in grado di generare energia proveniente dal moto ondoso”.
Come spiegato dall’ingegner Maximo Pleviani, che ha insegnato anche Oceanografia Costiera proprio a Civitavecchia, l’idea è stata quella di utilizzare dispositivi in grado di convogliare l’acqua in un sistema di miniturbine a pistone idraulico e trasformarla così in energia elettrica. Si tratta di dispositivi per la metà sommersi, che utilizzano appunto strutture già esistenti – è stato testato ad esempio in darsena servizi – senza invadere il territorio, posizionati in una quantità necessaria in base agli studi, smorzando anche gli effetti del moto ondoso generando costantemente energia. Un progetto che, partendo da Civitavecchia, potrebbe poi essere esteso anche ad altre realtà.