WEEKEND SENZA CALCIO

Il futuro di in movimento che sta prendendo il largo in un mare in tempesta, senza la visone realistica dei nostri bambini su quel manto verde, non ha senso. Se muore il dilettantismo il calcio non ha futuro.

Sarà un fine settimana senza nessuna gara, stadi e campi vuoti in ogni categoria nel Lazio, o quasi, nel rivendicare fermamente quanto accaduto domenica scorsa a Riccardo Bernardini, mentre dirigeva una partita nel campionato di Promozione Laziale. Decisione avallata dalla Lnd dopo che il Presidente dell’Aia Nicchi aveva intimato lo stop ai campionati già dal lunedi successivo. Non era calcio prima ne lo è tutt’ora se si sfogano le repressioni personali su di una tribuna. La vile aggressione subita da Riccardo Bernardini, da parte di alcuni individui a fine gara, è da monito e da azione concreta, essendo l’ennesima di una lunga serie. Decisione che coinvolge tutti partendo dalla Scuola Calcio, passando per le giovanili e il calcio a 5, fino al campionato di Eccellenza. La serie D, essendo extra regionale, va avanti. Cosi come nelle altre regioni. Servirà a fermare il protrarsi di una situazione diventata in alcuni casi insostenibile? Lo si spera anzi bisogna crederci fino in fondo diciamocelo chiaro, perchè le basi del professionismo sono nel dilettantismo, nelle scuole calcio che negli anni forgiano giocatori per i grandi palcoscenici, e se a questi livelli il sistema si imbarbarisce, diventa qualcosa che non ha ne capo ne coda, col tempo diventa poi il calcio di nessuno. E già di problemi a livelli di calcio maggiore, per intenderci della nazionale, ce ne sono. Uscendo fuori dal ruolo che ho in questa società permettetemela una considerazione. Una settimana di riflessione per chi vive in questo mondo, io lo allargherei a tutti. Dalle istituzioni maggiori alla Stessa Aia. Condannando il gesto a prescindere e credendo fermamente che la giustizia ordinaria saprà trovare la giusta pena a questi delinquenti. Non è il calcio che amiamo vedere, quello che ogni weekend ci fa balzare in piedi all’alba di ogni domenica, percorrendo chilometri su chilometri per vivere poi novanta minuti di pura passione. DI calcio, direi. E basta. In un calderone dove le categorie delle giovanili vanno in controtendenza con la crescita demografica del paese, lievitando a tal punto da avere rispetto al passato campionati provinciali, regionali, Elite, Eccellenza e Nazionali. L’abolizione degli arbitri nelle categorie primi calci, scuola calcio, pulcini ed esordienti, sicuramente per la mancanza numerica degli arbitri stessi, ovviando alla formazione in categorie dove si poteva fare esperienza. In una dislessia dei comportamenti istituzionali, tutela nei grandi stadi con tessera del tifoso e quant’altro, dimenticando la tutela dei campionati minori se non con l’informativa alle forze dell’ordine della gara da disputare. Andando oltre su alcune strutture che di fatto lo sono solo nel nome per le designazioni e le squadre che dovranno incontrarsi- Andando avanti, il futuro qual’è? Ma soprattutto perchè fermare anche il settore scolastico? Lo ripeto, rimanendo fuori dal ruolo che interpreto in questa società, perchè invece non far incontrare le sole Scuole Calcio in questo contesto di aggressione e sfida alla violenza. Perchè non portare finalmente la parte sana del calcio a riflesso di quella maggiore, dandogli il diritto di mostrare cosa rappresenta il calcio per loro. Lo ritengo un errore includerli in questo scenario. Di quei sorrisi e corse di bambini di 5,6 o 10 anni che siano, c’è il nostro futuro, nessuno escluso. Il futuro di in movimento che sta prendendo il largo in un mare in tempesta, senza la visone realistica dei nostri bambini su quel manto verde, non ha senso. Se muore il dilettantismo il calcio non ha futuro.

Maurizio Spreghini (Addetto alla Comunicazione Asd CPC2005 calcio)